Dopo qualche anno di interruzione, per i seminaristi leccesi torna la gioia dello stare insieme. Come da tradizione, si sono trascorse le due giornate di fraternità - del 5 e 6 settembre - con l’arcivescovo Michele Seccia presso l’Oasi “Santi Martiri Idruntini" di Santa Cesarea Terme.
Oltre all’arcivescovo, sono stati presenti il vicario generale, don Gigi Manca, ed il rettore del seminario diocesano di Lecce, don Tony Bergamo, entrambi molto entusiasti per il ritrovato appuntamento.
Il gruppo dei seminaristi, quest’anno, vedrà due new entry ma, per rinfrescare la memoria, li ripresentiamo tutti.
Lorenzo Metrangolo, della parrocchia Sant’Andrea in Novoli, e Giacomo Pezzuto, della Santa Famiglia di Trepuzzi, che, appunto, inizieranno il I anno presso il seminario di Molfetta; Filippo Macchia, di San Pietro in Lama, ormai avviato al II anno; Giuseppe Ferraro, di Santa Rosa in Lecce; Damiano Gianfreda, di San Pio X in Lecce, al IV anno. E poi i “fuori sede” del V anno: Andrea Rizzo, della matrice di Trepuzzi, presso il seminario di Chieti ed Enrico De Leo, dell’Ausiliatrice in Monteroni, al seminario romano.
La giornata di martedì 6 settembre si è aperta con un incontro molto interessante che, prima con l’intervento del vescovo, poi del vicario, ha stimolato un feedback positivo dei ragazzi riguardo alla loro idea di Chiesa e, in particolare, della Chiesa di Lecce in particolare. Sono emersi diversi aspetti: dall’attenzione al bisogno e alla cura del singolo, alla necessità di rinvigorire l’annuncio dell’amore, purificandolo dal sentimentalismo e tornando a chiamarlo per nome, Cristo Gesù. In tutto ciò, ha trovato spazio la riflessione sulla solitudine del prete e, almeno, il desiderio di riscoprire la bellezza e la genuinità della fraternità sacerdotale.
Nel pomeriggio, la visita al monastero delle clarisse di Otranto. Suor Diana Papa, nel parlare ai seminaristi, ha sottolineato la necessità di “abbandonarsi in Dio” e di saper rispondere, o riscoprire la risposta, alla domanda di San Bernardo: “Quid venisti?”. “Il centro della nostra vita - diceva - deve essere pensare, sentire e agire come Cristo. Questa è la strada della felicità”. A chiudere il pomeriggio, la celebrazione dei vespri con le Sorelle povere di Santa Chiara.
La mattinata di mercoledì è stata dedicata ad una chiacchierata personale con il vescovo e si è conclusa con la celebrazione eucaristica nella quale il pastore richiamava accoratamente al legame coinvolgente che ciascuno deve avere con l’Eucarestia, centro della nostra vita, perché è in quelle parole, in quel pane e vino, che il Verbo si incarna e ci raggiunge ancora.
“Sono stati giorni di Pentecoste”. Questa l’espressione più trasparente dell’arcivescovo Seccia che esprime la sua gioia e la sua grande paternità; come si diceva, si è respirato un vero spirito di famiglia. Una famiglia in festa la sera del 7 settembre scorso per l’ordinazione di Gianmarco Sperani che con il diaconato si affaccia al ministero e alla nuova vita del presbiterio diocesano. (E.D.L.)