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La nomina dell’allora don Salvatore de Giorgi da Vernole a parroco della nascente parrocchia di Santa Rosa fece sorgere qualche dubbio nella mente del suo ‘papà’: “cosa avrai fatto di male per essere nominato parroco del nulla… solo qualche inizio palazzo e poi… aperta campagna…”.

 

 

 

Ma in quella “campagna amara” sulle pietre di un terreno arido Dio aveva cominciato a scrivere una storia. Una storia bella che dopo 65 anni non possiamo non leggere se non alla luce del vangelo e della storia della Chiesa che nel tempo lo stesso vangelo annuncia.

Il Concilio non era ancora stato pensato. Le Costituzioni sulla Chiesa erano addirittura inconcepibili. Ma il Concilio prima ancora di essere proposto, i Documenti prima ancora di essere pensati, già si cominciavano a scrivere nella storia e nelle storie di tante parrocchie, soprattutto di quelle di periferia nelle quali giovani sacerdoti già coglievano quel sensus fidei fidelium che avrebbe trovato nel cuore dei Padri conciliari quella risonanza che poi avrebbe portato alla composizione della Lumen Gentium, della Sacrosanctum Concilium, della Gaudium et Spes.

Giovani sacerdoti che cominciavano a sognare e a tracciare lungo i terreni sconnessi delle loro comunità le linee, i progetti della Chiesa conciliare e questo anche tra le incomprensioni oppure lo stare a guardare di coloro che erano i pastori del tempo, quelli accreditati nelle curie, quelli del “si è sempre fatto così”. 

E don Salvatore, oggi vescovo da 50 anni, cardinale da 25, allora era prete solo da 10 anni. Ma insieme a tanti suoi confratelli sono stati concretamente i “pionieri del Concilio” nella storia della Chiesa di Lecce. Di fatto hanno cominciato a leggere i segni dei tempi, a comprendere che quel vecchio modello di Chiesa, di parrocchia, ormai non rispondeva più alle attese degli uomini e delle donne che pur frequentando le chiese avevano bisogno di altro. Di esperienze vive, concrete che rispondesse al loro desiderio di vangelo, di vita cristiana. Preti che hanno cominciato a scrivere il Concilio prima ancora che questo iniziasse. Oltre a don Salvatore, don Ugo De Blasi, don Alessandro Spagnolo, don Franco Mannarini, don Salvatore Colonna, don Francesco Napolitano, don Gaetano Quarta, don Sandro Rotino, don Giovanni Sammarco e un giovanissimo don Salvatore Carriero..., giusto per citarne solo alcuni.

La Liturgia mistero di salvezza. La Chiesa mistero di comunione. La Chiesa Popolo di Dio, famiglia di famiglie, comunione di piccole comunità, allora piccoli gruppi. La Chiesa che si fa prossima ai poveri. Queste idee di Chiesa che oggi, purtroppo, diamo per scontate e che forse continuiamo a dimenticare, agli inizi degli anni ’60 non erano solo sogni o tentativi avventati di qualche prete sognatore ma erano una storia che con fatica ed entusiasmo si cominciava a scrivere e si cominciava a scriverla insieme... non con i pochi ma con i tanti.  Insieme con un gruppo di preti illuminati e guidati sapientemente e con prudenza da mons. Francesco Minerva. Con i tanti che erano i laici, giovani e adulti, intere famiglie, affascinati da quel modo nuovo di essere parrocchia, di stare insieme e condividere sogni e fatiche con i loro preti.

Don Salvatore, ora vescovo e cardinale di Santa Madre Chiesa, è stato uno di loro.

Quanto scritto non sono solo evocazione ma è il frutto di una reale narrazione della vita della diocesi di quegli anni quale si evince dai racconti dei sacerdoti ancora in vita ma anche dai documenti custoditi nei diversi archivi.

Nella parrocchia è la narrazione che sintetizza le testimonianze dei tanti che hanno sognato insieme, hanno vissuto quelle storie, fatta anche di aneddoti, e hanno faticato per mettere le fondamenta di quella che per più di 65 anni è stata la storia della parrocchia di Santa Rosa.

Caro don Salvatore, sono trascorsi 65 anni.  Sono stati approvati i Documenti conciliari, forse questi stessi sono stati anche dimenticati;  sono state create strutture ecclesiali che forse ci hanno fatto fare anche dei passi indietro, ma guardando a questo tempo sinodale che Papa Francesco ci ha donato e sta custodendo e portando avanti con tenacia, non possiamo non ritrovare quel sogno sulla Chiesa che erano i tuoi sogni e che per tanti anni, in tante situazioni, piccole o grandi siano state, su tante strade e per tante gente che tu hai incontrato hai contribuito a far germogliare, a custodire, correggere, realizzare.

Grazie per questo sogno.

 

 

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