Si è svolta mercoledi scorso presso il Monastero delle Benedettine di Lecce la presentazione del libro postumo di mons. Mariano Magrassi Osb, abate benedettino dell’abbazia di Noci e arcivescovo di Bari, dal titolo “Preghiera, liturgia, lectio divina” (Ed. San Paolo 2023).
La Sala del parlatorio del Monastero benedettino è stata gremita di tanti uditori accorsi per l’occasione. Ad ascoltare erano presenti mons. Cristoforo Palmieri, vescovo emerito di Rëshen e numerosi sacerdoti della Chiesa locale.
A tenere l’incontro, il card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi e curatore del volume di mons. Magrassi, e mons. Michele Seccia, arcivescovo metropolita di Lecce.
Ha introdotto la serata, Madre Benedetta Grasso, abbadessa del monastero leccese, che salutando i presenti ha sottolineato il valore dell’incontro e della pubblicazione presentata legando tali iniziative alla feconda figura di Padre Mariano Magrassi col quale la comunità monastica “ha intessuto rapporti di autentica fraternità e reciproca stima, in particolare nel periodo conciliare e post-conciliare quando i tumulti e le novità dell’assise conciliare riguardarono anche l’esperienza delle comunità monastiche”.
A seguire, ha preso la parola il card. Semeraro, il quale ha espresso riconoscenza per la cura con la quale la comunità benedettina leccese ha custodito la viva memoria del Padre Magrassi, del suo carisma, della sua storia e della sua spiritualità. Condividendo coi presenti il prezioso contributo personale dato all’opera, il prefetto del Dicastero vaticano di origine monteronese ha sottolineato quanto l’apporto teologico, pastorale, monastico e liturgico dell’abate Magrassi sia stato fondamentale per la Chiesa italiana e non solo. “L’esistenza di questo manoscritto non era sconosciuta - ha ammesso il cardinale -; almeno due sacerdoti baresi ne hanno tenuto conto nella discussione della propria tesi. Eppure, l’assenza della pubblicazione di questo testo segnava un’assenza importante tra le opere, tante e preziose, di mons. Magrassi che, a quasi vent’anni dalla sua morte, meriterebbe un processo di beatificazione, non tanto per concluderlo ma piuttosto per iniziarlo e poterne così derivare la possibilità di appellarlo ‘servo di Dio’, un titolo che esalterebbe giustamente la figura di Magrassi”.
Gli scritti pubblicati nel volume, ha continuato il cardinale, evidenziano già la maturità spirituale e umana del giovane monaco Mariano Magrassi. Una spiritualità nutrita dalla Parola di Dio, dalla liturgia e dai Padri. “Queste tre dimensioni, esperite da Padre Mariano per quei tempi in modo profetico e coraggioso anche in chiave ecumenica e che costituiscono i capisaldi del profilo dell’abate e dell’arcivescovo di Bari - ha precisato il card. Semeraro - dovrebbero essere elementi costitutivi della vita spirituale di ciascun presbitero e di ciascun cristiano. Lo sono ancora oggi?”.
“La liturgia, infatti, per lui - ha chiosato il porporato - coincideva con la stessa vita personale e con la vita della Chiesa la quale, abbeverandosi continuamente alla fonte della Scrittura e delle voci dei Padri, dimostra la sua perenne vitalità e attualità”.
Proprio la fedeltà alla Tradizione, la limpidezza del pensiero teologico, la sensibilità profetica e la propensione al dialogo diedero al Papa San Paolo VI - che da sacerdote nutriva il desiderio di intraprendere la vita monastica e con il quale l’Abate Magrassi ebbe non poca confidenza - la certezza che proprio mons. Magrassi rappresentava il profilo di pastore più adeguato per guidare l’arcidiocesi di Bari-Bitonto. Una convinzione poi realmente concretizzatasi nel 1977.
A fare da eco alla presentazione del card. Semeraro, sono state le parole di mons. Seccia il quale, prendendo spunto dalla ricca spiritualità di Magrassi e dagli altri scritti noti al pubblico, ha rilanciato ai sacerdoti e ai fedeli laici il suo costante e instancabile invito a prendere coscienza del mistero di Dio che si dà nelle mani della Chiesa celebrante.
Ha affermato mons. Seccia: “L’insegnamento di Mariano Magrassi in merito all’ascolto della Parola e alla liturgia vissuta rappresenta per noi tutti una continua provocazione e sollecitazione: siamo consapevoli della grandezza del mistero che celebriamo? Comprendiamo quanto sia viva la Parola proclamata nella liturgia e quanto quest’ultima sia realizzazione nell’oggi del mistero della redenzione? Queste pagine e tutto il magistero di Padre Magrassi ci dicono che abbiamo una grande responsabilità, quella di vivere seriamente le conseguenze della nostra vocazione cristiana ed ecclesiale”. L’incontro si è concluso con l’auspicio da parte dei presenti che la meditazione delle parole dell’abate benedettino di Noci e presule dell’arcidiocesi barese possa essere per tutti fonte di rinnovato rapporto con Dio e raggiungimento di consapevolezze nuove in merito alla bellezza della fede che abita in noi.
Photogallery di Arturo Caprioli.