Momento particolare di incontro tra passato e presente in episcopio con la donazione all’arcivescovo Michele Seccia dell’antico calice ed ella patena appartenuti al suo predecessore sulla cattedra leccese Evangelista Di Milia e che adesso saranno in esposizione nel museo diocesano.
Il vescovo Di Milia è stato vescovo cappuccino di Lecce alla fine dell’800 e oggi, per espressa volontà di una sua pronipote, oggi ormai deceduta, Anna Di Milia, e dei suoi fratelli oggi ultraottantenni, Giuseppe, Francesca e Gabriella, il pregiato calice è stato donato al Museo diocesano di arte sacra dell’arcidiocesi di Lecce dalle mani di Enrico Tongiorgi, figlio di Anna, che ieri mattina è giunto a Lecce con altri suoi parenti per incontrare personalmente l’arcivescovo Seccia e donare direttamente nelle sue mani il pregiato oggetto sacro a voler simboleggiare la successione diretta tra i due vescovi e “la comunione che si esprime tramite questi pregiati oggetti sacri” come ha dichiarato emozionato il presule leccese. Il calice, di probabile fattura settecentesca, secondo le testimonianze dei pronipoti, fratelli di Anna, ancora viventi, fu donato al vescovo Di Milia che lo custodiva in una piccola cappella presso la casa che fu del nonno di Anna, Giuseppe Di Milia, a ridosso del castello di Calitri, paese natale del vescovo, in provincia di Avellino.
Enrico Tongiorgi, figlio di Anna, ha voluto ribadire come “questo gesto va ben oltre la semplice donazione a un museo, ma rappresenta un legame tra storia e comunità” e ciò avviene, come ha ribadito l’arcivescovo “tramite un oggetto sacro che affonda le sue radici in un passate che rivive da un’eredità personale che diventa collettiva”.
Il “padrone di casa” ha fatto poi visitare ai lontani parenti del suo predecessore tutto l’episcopio e dopo un brevissimo momento di preghiera nella sua cappella privata si sono spostati nella cattedrale, nella cui sagrestia hanno potuto ammirare il medaglione ritratto di Evengelista Di Milia tra quelli di tutti gli altri vescovi leccesi del passato con l’emozione e la commozione dei parenti nel vedere il volto ritratto del loro antenato.
Dopo aver ammirato le bellezze artistiche della cattedrale grazie anche alla guida sapiente del parroco e vicario generale della diocesi, don Vito Caputo, e dell’arch. Giorgio Rizzo, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici, si sono spostati poi nella curia diocesana per ufficializzare l’atto di donazione al museo che da oggi conserverà il prezioso manufatto in argento dorato, patrimonio del passato della Chiesa particolare di Lecce che apparterrà al presente e al futuro di tutta una comunità.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli