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"Noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra dell’Onnipotente nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda, per presentarsi davanti a Dio in nostro favore".

 

 

Mentre tutti noi sacerdoti eravamo intenti a comprendere sempre più la straordinaria grandezza del sacerdozio di Cristo, come lo illustra la Lettera agli Ebrei, il Sommo Sacerdote chiamava alla liturgia celeste l'umile e grande suo servo, don Antonio Pellegrino.

È successo così dolce e caro amico. Sì amico! Perché l'amico è colui che va oltre ogni vincolo di sangue e tu, per noi, sei andato sempre oltre ogni misura di amore. Simpatico, generoso, empatico, allegro, geniale nel servizio alla Chiesa ed ai fratelli.

Quanti momenti vissuti in profonda amicizia! Venivi, venivo, andavamo, tornavamo insieme e sempre uniti dall'amore a Cristo!

Mi hai insegnato tanto, quasi mi avessi equipaggiato delle cose che non devono mai mancare ad un sacerdote: l'allegria con cui fare il muso duro con il male e la gentilezza che, con tocco quasi poetico, deve poter avvicinare tutti.

Sei stato un amico e padre fedele alla tua identità di "sacerdote per sempre". Estremamente attento alla disciplina di una vita sacramentale ordinata, instancabile nell'azione pastorale ingegnosa ed entusiasta.

Ero tanto piccolo accanto a te, ma mi hai fatto sempre sentire immensamente grande, perché mai lasciavi andar via uno solo di noi senza un tuo vigoroso sostegno. Si! Hai sempre fatto il tifo per ciascuno di noi tuoi confratelli.

E quanto amore hai donato a quelli che chiamavi "i miei figli"! Attenzioni, conforto, accompagnamento, dedizione.

Non ho parole, mio caro don Antonio, poeta di Dio. Il mio cuore piange la tua improvvisa assenza, ma sorrido perché già ti vedo alle prese con i tuoi frizzanti poemi, dinanzi a Dio Padre, per rallegrare le sue giornate e dell'intero Paradiso.

Proteggici e continua dal cielo a scrivere la bella storia della tua amata terra e della nostra Chiesa di Lecce.

 

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