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Ieri mattina presso la cappella intitolata a San Giuseppe Moscati all’interno del polo oncologico “Giovanni Polo II” nel complesso del presidio ospedaliero “Vito Fazzi” di Lecce, la concelebrazione eucaristica di riparazione fortemente voluta dall’arcivescovo Michele Seccia.

 

 

 

 

Ha celebrato proprio all’interno della stessa cappella e sul medesimo altare dove sabato scorso, con gesto sacrilego, è stata trafugata una pisside con le ostie consacrate.

All’inizio della messa, Seccia, ha esordito con parole che hanno invitato i presenti a riflettere profondamente, ma anche a guardare al futuro con la fiducia propria dei cristiani: “preghiamo perché a fare giustizia e misericordia sia Colui che è capace di rispettare, molto meglio di quanto noi non riusciamo, la libertà degli altri. Pensiamoci bene: Dio rispetta la libertà dell’uomo fino a farsi crocifiggere, fino a farsi abusare, ma la preghiera della Chiesa ha un valore ancora maggiore perché è preghiera che sale alla Trinità e che discende sulla terra per illuminare i cuori”.

A concelebrare con il presule, don Gianni Mattia e don Angelo Rizzo, cappellani del presidio ospedaliero, avviliti dal grave gesto che ha coinvolto non solo la comunità ospedaliera, ma anche tutta la comunità diocesana.

Visibilmente addolorato e provato dal gravissimo atto compiuto da ignoti, il pastore ha invitato i presenti a pregare per il loro ravvedimento e ha esortato a continuare gli atti di riparazione attraverso l’adorazione eucaristica o con alcuni di momenti di preghiera davanti al Santissimo: “è un momento doloroso ma questa tristezza deve diventare speranza, la parola che più si addice anche a questo ambiente di malattia, in vista della guarigione. Lo stesso vale per la nostra fede quando si verificano queste situazioni così impensabili che purtroppo si ripetono. Coloro che compiono azioni criminali del genere, si rivedranno nel proprio specchio. Nessuna vendetta, nessuna minaccia ma il fatto di prendere atto della ‘strafottenza’ contro la religione, non è ammissibile. Noi siamo chiamati tutti ad impegnarci di più nella preghiera”.

 

 

 

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