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Come sognare la Chiesa missionaria del futuro? È una delle domande cardine alla quale si è cercato di dare risposta durante il corso per direttori e vicedirettori dei Centri missionari diocesani, tenutosi a Roma nei giorni scorsi e al quale hanno partecipato, per la diocesi di Lecce, i diaconi Vinicio Russo e Achille Giglio.

 

 

 

 

“La teologia della missione - ha detto Padre Mario Menin, missionario saveriano e direttore di Missione Oggi - è cambiata dal Concilio ai giorni nostri. Precedentemente era ‘geografia della missione’ mentre dopo parliamo di ‘Teologia della missione’. Prima del Concilio era una missione ‘coloniale’ che parlava di finanziamento di progetti, dopo ci si è accorti che questo non funziona più. Dopo il Concilio si passa da iniziativa coloniale a visione teologica della missione”. Il decreto conciliare “Ad Gentes” cambia la visione del mondo e della Chiesa e apre alla rigenerazione teologica della missione accettando di confrontarsi con le sue origini. “È difficile - dice Padre Menin - decolonizzare il nostro immaginario missionario ma è necessario”.

Padre Menin è passato poi a guardare le Chiese particolari e locali in quanto “queste sono il luogo dove si esprime ogni reale missionarietà. Si rompe, così, lo specchio colonialistico delle missioni estere, che impediva alle Chiese locali di guadagnare piena cittadinanza ecclesiale, ministeriale e missionaria. La Chiesa deve procedere sulla stessa strada seguita da Cristo, Sacramento dell’incontro riuscito tra Dio e l’uomo.

Come sognare missionariamente la Chiesa Italiana? “Con il sinodo della Chiesa - dice Padre Menin - siamo chiamati a coltivare ed a percorrere nuove vie che lascino spazio all’audacia dello Spirito. Il modello della Chiesa parrocchiale è tramontato assieme al modello pastorale ad esso legato. Bisogna uscire dalla logica di gestione dell’emergenza per passare ad una logica di accoglienza del nuovo ‘kairos’ missionario e pastorale”.

Molto interessante è stato anche l’intervento di don Giuseppe Pizzoli, direttore generale di “Missio” e direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, che ha trattato i temi degli “Organismi e strutture ecclesiali a servizio della missione a livello nazionale, regionale e diocesano” e “Le opere missionarie: un carisma a servizio della missione universale della Chiesa”. Ha ripercorso tutta la loro storia partendo dalle necessità che ne hanno determinato la nascita, passando per gli adeguamenti che si sono resi necessari lungo il percorso, ad alcune soppressioni per dare vita a nuove nascite per rendere, comunque, un servizio sempre migliore per il lavoro missionario. Ha ricordato anche le diverse giornate di animazione missionaria per le quali ogni Chiesa è chiamata a prodigarsi sia per l’animazione missionaria che per la colletta che contribuirà al sostegno dei progetti missionari.

“Il centro missionario diocesano nel contesto della Chiesa Locale” è stato il tema affrontato da don Valerio Bersano, segretario nazionale della Pontificia Opera della propagazione della fede (POPF), della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria (POIM) e della Pontificia Unione Missionaria (PUM). Nel suo intervento don Valerio ha trattato delle finalità dei Centri Missionari diocesani e come vanno strutturati. Questi Centri, che esistono dal 1966, devono essere il centro di collegamento di tutte le esperienze missionarie diocesane e parrocchiali, dei progetti di cooperazione tra le Chiese e di animazione, formazione ed educazione alla mondialità oltre a rappresentare il punto di riferimento anche per le Pontificie Opere Missionarie. Ha sottolineato anche l’importanza della costituzione di un’equipe diocesana viva, capace di inserirsi attivamente negli organi di partecipazione per conoscere, capire e agire. “Non solo ufficio di Curia - ha raccomandato don Valerio - ma anche e soprattutto operativo nel sociale, ‘sentinelle sulla soglia’ per riaccendere la coscienza missionaria nella diocesi”.

“Le attività del Centro missionario diocesano: animazione, formazione, cooperazione” è l’argomento di cui ha trattato Agostino Rigon, direttore del Centro missionario diocesano di Vicenza. “In primo luogo - dice Rigon - viene una domanda: Centro o Ufficio Missionario? ‘Ufficio’ significa un luogo in Curia dove sono presente tre giorni la settimana, rispondo alle mail, al telefono, ecc. mentre ‘Centro’ è un modo di essere in movimento ed in attività, è un luogo di comunione dove tutti i soggetti possono trovare casa. Indica anche una mentalità ed uno stile partecipativo oltre che supera aspetti tecnici e burocratici. Siete stati chiamati - continua - non per un lavoro ma per un servizio e qui o ci metti passione o si ferma passione, movimento, testa e tutto si ferma. Non stiamo servendo la Chiesa ma stiamo andando oltre e, per questo, stiamo stretti nella definizione di Ufficio. ‘Centro’ porta a dilatare lo sguardo e a guardare oltre che è dinamica dello Spirito”. (A.G.)

 

 

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