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Non poteva giungere al tramonto la giornata di ieri senza la festa più attesa per l’arcivescovo. Quella che, quasi a sorpresa, gli hanno organizzato i sacerdoti della diocesi e i suoi più stretti collaboratori laici.

 Un momento intimo e sereno cui ha preso parte anche il Nunzio apostolico di origini squinzanesi, mons. Luigi Pezzuto, nel Salento per un periodo di ferie. Semplice ma intenso e profondo l’incontro che, iniziato con il canto del vespro nel salone dell’episcopio si è caratterizzato dall’appello efficace dell’arcivescovo alla comunione. “Siamo famiglia - ha ribadito mons. Michele Seccia -, voi siete nella mia famiglia. E una famiglia funziona bene se il dialogo franco, aperto, sereno. Così possiamo costruire ogni giorno comunione: che non è il piacere di stare insieme perché la nostra voglia di comunione non si fonda su semplici relazioni umane ma su l’eucarestia che tutti celebriamo ogni giorno. È l’eucarestia il sacramento della nostra unità: solo se risaliamo la corrente e torniamo alla fonte anche i problemi quotidiani ricevono la giusta luce e con essa anche la soluzione”.

Dopo la preghiera il gruppo si è trasferito nel giardino dell’episcopio per due doni speciali. Due alberelli di ulivo provenienti dal Molise, portati da Christian Agricola, giovane imprenditore del settore, persona molto cara all’arcivescovo Seccia. Due alberelli (qualità ‘Gentile di Mafalda’ e ‘Gentile di Larino’) beneauguranti: perché piantare un albero è sempre segno di futuro, della vita che nasce e cresce. Perché piantare un albero d’ulivo mentre quelli secolari muoiono falcidiati dalla Xylella, apre alla speranza.

Terzo e ultimo step: nel chiostro del seminario, intorno al pozzo barocco. Qui gli auguri di gusto e il tradizionale taglio della torta. E poi selfie, abbracci e un sorriso paterno assicurato a ciascuno dei presenti.

 

 

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