Abbiamo rivolto alcune domande a Don Massimiliano Mazzotta, che l'altra sera in cattedrale, durante la Veglia di Pentecoste, ha ricevuto dall’arcivescovo mons. Michele Seccia il Mandato Fidei donum e la croce del missionario, prima di partire per Chisinau in Moldavia.
Don Massimiliano, inizia una nuova esperienza nella tua vita sacerdotale, come accogli l’invito del vescovo ad essere missionario?
Nella mia vita sacerdotale ho svolto diversi incarichi. Negli ultimi anni, ho guidato la parrocchia di Villa Convento, mentre ero anche economo diocesano. A 30 anni sono stato impegnato nella Cei per giovani e ragazzi, un incarico che ho dovuto lasciare nel 2005. Quando il vescovo mi ha chiesto se fossi disposto a partire per la Moldavia ho accettato subito con grande entusiasmo. Accogliere questo invito significa cominciare da capo per vivere una sfida con me stesso.
Per iniziare questa sfida, che percorso di preparazione hai dovuto affrontare?
Mi ha costretto ha ridiventare giovane, di ambientarmi, di confrontarmi con lo studio, difatti sono stato tre mesi a Trieste e cinque mesi in Russia per apprendere la lingua. Un vero e proprio rimettermi in gioco.
Lunedì partirai: per quanto tempo starai e sostanzialmente di cosa tratta la tua esperienza missionaria?
La Moldavia è un paese piccolo, con appena tre milioni di abitanti. I cattolici, per di più, sono una minoranza perché la maggior parte del popolo è di confessione ortodossa. E il clero cattolico è composto soprattutto da preti “Fidei donum” che in qualche modo vanno a dare una mano. La Chiesa cattolica è giovanissima, ha meno di 25 anni, quindi ancora in formazione e con poche risorse umane e proprie. La mia missione sarà quella di coordinamento diocesano dei volontari e di assistente dei giovani.
Emozioni, ansie, paure?
L’ansia certamente c’è perché devo entrare in punta di piedi in una cultura nuova nel rispetto della gente che mi sarà affidata. La missione è un orizzonte più ampio della Chiesa, nel portare il vangelo in tutto il mondo. È un‘esperienza simile al nomadismo, al cammino perenne ma è strettamente legata e soprattutto guidata da Colui che è lassù.
Non resta che augurare a don Massimiliano un buon inizio di missione, perchè possa farsi portatore e annunciatore del Vangelo, così come fecero i primi Apostoli dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo nel cenacolo, prima di andare in tutto il mondo.