Il viaggio a ritroso nel tempo ci insegna che i vescovi di Lecce hanno sempre avuto a cuore la questione delle vocazioni sacerdotali; sia negli anni più fruttuosi, sia nei periodi di maggiore crisi.
Il nostro seminario diocesano nato nel XVII, per meglio dare attuazione alle disposizioni del Concilio di Trento, è il primo segno tangibile della passione pedagogica che i vescovi - succedutisi sulla cattedra di Sant’Oronzo - hanno voluto lasciare nella storia di questa porzione di Chiesa di Dio. Esso rivive oggi nel cuore della nostra città, accanto alla sede vescovile ed al centro della vita diocesana, richiamando l’attenzione di tutti sulla identità vocazionale dei nostri giovani.
Studiare, esaminare e comprendere il passato ci aiuta a riconoscere il segno dei tempi, perché come qualcuno ha scritto: “chi conosce la storia, sa che cosa accadrà”! Questa è la modalità di lettura della storia che vogliamo imprimere a queste righe attraverso il recupero delle pagine invecchiate dal tempo, ma non impolverate dall’oblio, de “La Voce dei Piccoli Leviti”.
Correva l’anno santo 1950, anno che vedeva la morte del vescovo Alberto Costa († 2 agosto) al quale succederà (nello stesso anno) mons. Francesco Minerva (già vescovo di Nardò e per cinque mesi amministratore apostolico di Lecce).
Con l’avvicinarsi della Giornata del Seminario 2019, che come ogni anno (negli ultimi trent’anni) cade l’otto di dicembre, si è voluto – quindi - riprendere alcuni passaggi degli indirizzi pastorali che mons. Francesco Minerva ha inviato nel 1950, alla diocesi, circa la necessità di pregare e lavorare per la formazione delle vocazioni presbiterali.
L’organo ufficiale del seminario di Lecce pubblica due testi: il primo nel numero 10 (2 ottobre) ed il secondo nel fascicolo 11 (27 novembre). L’escussione di questi edizioni fa emergere la passione che un vescovo, seppure amministratore apostolico, dedica alle pastorale vocazionale non senza una marcata lungimiranza di idee.
Egli scrive ai parroci: «Il 9 ottobre questo seminario diocesano riaprirà i suoi battenti pr il nuovo anno scolastico. Un appello speciale ed insistente rivolgo ai rev.mi parroci, da cui dipende in massima parte la scelta e lo sviluppo delle vocazioni ecclesiastiche. Occorrono più vocazioni, ma è necessario che siano scelte e veramente promittenti. È vero che la diocesi di Lecce, a preferenza delle altre diocesi anche del Salento, ha attualmente un numero sufficiente e possiamo dire abbondante di sacerdoti; ma le previsioni per il futuro non sono però molto lusinghiere, perché in questi utlimi anni sono stati pochi i piccoli leviti entrati in Seminario.». Suggerendo coerenza tra parole ed opere, mons. Minerva esorta i parroci a «cogliere il primo apparire del germe della vocazione e curatela e riscaldatela con il calore del vostro zelo sacerdotale; disponete attorno a questi piccoli un ambiente adatto alla sviluppo della vocazione, ed appena in tempo metteteli al sicuro all’ombra del Santuario, facilitando loro l’ingresso in Seminario con il rimuovere ogni ostacolo di ordine morale e materiale.». Come non apprezzare queste indicazioni pedagogiche rivolte ai parroci; sono essi infatti, ieri così come oggi, i primi maestri, testimoni ed educatori, i primi sostenitori del seminario, i primi pasionari delle vocazioni.
Fanno seguito nel novembre 1950, le più appassionate parole di mons. Minerva, rivolte nuovamente ai sacerdoti ed anche ai fedeli della diocesi. Esse sono scritte in occasione della giornata pro-seminario del 3 dicembre 1950. Parole chiare, esplicite, programmatiche, che richiamano alla centralità del Seminario diocesano ed all’azione educativa dei suoi formatori: «Il Seminario ha una importanza decisiva per la vita della diocesi; in modo che si può ben affermare: dove fiorisce il Seminario fiorisce la diocesi, dove esso langue la diocesi starà in agonia. Infatti se dal sacerdozio dipende la fioritura o meno della vita cristiana, lo sarà anche dal Seminario, che è il semenzaio ed il vivaio delle vocazioni sacerdotali. È all’ombra del Seminario, sotto lo sguardo del Vescovo, con la guida di educatori esperti, che il germe della vocazione si annida, si sviluppa e si irrobustisce.».
Occorre, pertanto, essere grati al Seminario, perché esso è la palestra che forma il carattere e tempra la fede dei futuri presbiteri. Mons. Minerva aggiunge: «I fedeli devono essere parimenti riconoscenti al Seminario e ritenerlo come cosa propria, perché è dal Seminario che ricevono la linfa continua che alimenta le loro anime di fede e di grazia. La giornata pro-seminario dà il modo a tutti di mostrare sensibilmente questa riconoscenza. (…) Alla preghiera unite la vostra offerta generosa per assicurare i mezzi sufficienti alle vocazioni povere ed alla vita del Seminario.».
Come non essere d’accordo con queste parole e come non riscoprirne il rinnovato loro profondo significato educativo. Il Seminario diocesano è casa, è famiglia, è accademia di vocazioni al sacerdozio. Ad esso i nostri pastori, lo si è indicato come tema gia nel titolo di questo breve testo, hanno dedicato - nel corso dei secoli - passione ed impegno, carattere e vivacità operativa.
Piace, pertanto, concludere (leggendo le pagine di storia nell’ottica della continuità pastorale della Chiesa di Lecce) con quanto l’attuale arcivescovo, mons. Michele Seccia, dice in merito all’annuale giornata pro-seminario (8 dicembre 2019). Egli, riprendendo le parole di Papa Francesco rivolte ai giovani, riflette e dichiara: «“Fare dei sogni” non è soltanto una normale e frequente esperienza legata al sonno della notte o al riposo pomeridiano… per chi ne ha l’abitudine! È anche segno o manifestazione di desideri che pensiamo irrealizzabili e spesso restano chiusi nel “cassetto” dei pensieri che preferiamo non esternare, se non a pochissime persone che ci ispirano fiducia. Sono convinto che anche la decisione o l’aspirazione di quale scelta fare per la vita può collocarsi tra il desiderio e il sogno.».
Facciamoci co-protagonisti del sogno e del desiderio vocazionale dei nostri giovani seminaristi e sosteniamo il loro cammino formativo!