Ieri sera, per la prima volta nella cattedrale di Lecce, mons. Michele Seccia ha accolto, durante la messa festiva della terza domenica d’Avvento, i Cavalieri e le Dame dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, e consegnato gli attestati e le decorazioni ai neo insigniti e promossi.
Mons. Seccia ha ricevuto i Cavalieri dell’antica e milizia spendendo parole di gratitudine soprattutto per l’impegno benefico profuso, con spirito evangelico, a servizio del prossimo, sul territorio, per la diocesi e per le comunità venendo poi anch’egli insignito con il grado di Grand’Ufficiale. Hanno ritirato i diplomi: Cosimo Piccinni, Francesco Brienza, Fernando Antonio Toma, Andrea Caricato e Giuseppe Giangreco. Oltre ai laici militari e professionisti salentini anche tre sacerdoti diocesani hanno ottenuto la prestigiosa onorificenza: don Giuseppe Spedicato, parroco della matrice di Monteroni di Lecce, ammesso con il grado di Cavaliere; mons. Angelo Renna, rettore di Santa Maria degli Angeli in Lecce, già Cavaliere, promosso al grado di Ufficiale e mons. Giancarlo Polito, parroco di San Matteo in Lecce, già Cavaliere Ufficiale, promosso al grado di Commendatore.
Come San Giovanni in Laterano ed altre importanti basiliche pontificie romane, anche la cattedrale di Lecce ha finalmente avuto l’opportunità di ospitare questo antico e nobile sodalizio, fondati ai tempi delle Crociate. In origine due Ordini distinti, uno ospitaliero, quello di San Lazzaro, sorto a Gerusalemme nel 1101 e l’altro militare, quello di San Maurizio, sorto a Ripaglia nel 1434, fuso con Bolla di unificazione dal Pontefice Gregorio XIII in data 13 gennaio 1572, posto in sacra milizia ed affidato in perpetuo a Casa Savoia, nella figura del Duca Emanuele Filiberto I e suoi discendenti. In seguito all’approvazione pontificia, Emanuele Filiberto ne notificò l’organizzazione ai suoi sudditi con Regie Patenti del 22 gennaio 1573; nello stesso anno il pontefice dispose ancora che l’Ordine fosse sottoposto, anziché alla regola cisterciense, a quella di Sant’Agostino, e nel maggio deputò ai servigi della religione le due galere la Piemontesa e la Margarita, che innalzando la bandiera dell’Ordine, furono inviate al servizio del pontefice contro i Turchi.
Al termine della celebrazione eucaristica, poco prima della conclusione, è stata data lettura della “Preghiera dei Cavalieri e delle Dame” che sottolinea la volontà di essere testimoni fedeli delle cristiane virtù, praticando e difendendo la religione cattolica ed il suo Sommo Pontefice sotto la guida di San Maurizio martire e di San Lazzaro vescovo e l’intercessione di Maria Santissima Annunziata, scelta quale augusta patrona. La Vergine Maria, sposa dello Spirito Santo, prima discepola del Padre e di Gesù Cristo. “In questo tempo di Avvento incipiente - ha sottolineato l’arcivescovo nell’omelia - è quanto mai fondamentale, come in tutta la storia della salvezza, cogliere l’atteggiamento della Vergine nei confronti di Colui che viene per prendere dimora tra noi, che si fa carne per salvare la nostra carne, perché anche noi ‘concepiamo’ il Verbo di Dio concretamente. Il Verbo si fece carne affinché la carne diventasse verbo. La Parola, pertanto, come ha creato l’uomo, così costantemente lo ricrea a sua immagine. Perché l’uomo diventi la parola che ascolta. Con il suo “fiat” (sì), Maria concepì Gesù sotto il suo cuore, con nostro “fiat” noi lo concepiamo nel nostro cuore. Ci insegni Maria Annunziata a dire la grande parola: Sì, fiat, sia fatta, o Signore, la tua volontà”.
A conclusione i saluti e i ringraziamenti per la munifica accoglienza della diocesi, da parte del Delegato Gran Magistrale per la Puglia, Basilicata e Calabria, Angelo Maria Gadaleta, che, lodando l’attenzione al sodalizio e la lungimiranza dimostrata dall’arcivescovo, ha rimarcato l’impegno dell’Ordine nel campo della solidarietà e della beneficenza a km 0 e la volontà di sviluppare sempre più la comunione della Delegazione Mauriziana di cavalieri cattolici che rappresenta, nei valori autentici della fede, con la diocesi leccese e il suo pastore.
Servizio fotografico di Arturo Caprioli