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Molto è stato scritto in passato su mons. Ugo De Blasi e molto ancora si scriverà in futuro su di lui. La sua figura, in fondo, può essere a buon diritto considerata come una delle massime espressioni del presbiterio leccese del XX sec.

Anzi, come già abbiamo avuto modo di affermare in altra occasione, un tratto decisivo di questo servo di Dio è proprio la sua “leccesità”. Un’icona di don Ugo infatti non sarebbe autentica se si tralasciasse l’amore intensissimo che provava per la Chiesa e la terra di Lecce. Un amore che, nel perenne slancio verso le realtà celesti, verso l’Eucarestia, la Vergine ed i Santi Patroni, raggiungeva poi i fedeli che venivano al suo confessionale, i seminaristi che guidava nella loro formazione, i vescovi che vide succedersi, e si estendeva infine ad abbracciare le strade, le pietre, le usanze di questa nostra città. Don Ugo amava cenare con una buona frisella al pomodoro, amava ascoltare le preghiere degli anziani in vernacolo. Amava ammirare gli splendidi ricami naturali degli ulivi delle nostre campagne. Amava passeggiare da solo quasi all’alba, nei giorni di primavera e d’estate, tra Porta Rudiae e Piazza Sant’Oronzo per sentire stornellare gli uccelli e benedire, quasi in segreto, il risveglio quotidiano della sua gente. Si potrebbe dire, scherzando, che con lui anche il Paradiso diventava leccese e questo basta a smentire la fama di un mons. De Blasi freddo e arcigno, sebbene tale potesse essere la prima impressione in quanti lo accostavano e tale fosse, addirittura, l’idea che egli stesso aveva della propria persona.

Trentotto anni sono trascorsi dal giorno in cui don Ugo, pregando il rosario ai piedi di un altare dedicato alla Vergine, andò incontro al suo Signore. Gli autentici uomini di Dio, si sa, o muoiono martiri o muoiono pregando. In entrambi i casi, comunque, non muoiono affatto. Semplicemente si congedano, salutano le miserie di questa terra per entrare nelle realtà celesti alle quali sono sempre appartenuti. Lo fanno correndo o quasi librandosi in volo con un’incredibile leggerezza perché il loro cuore, a dispetto di tutto, è rimasto bambino. E un cuore bambino non può che avere, come ultima meta, quella di vedere gli occhi dell’unico vero Dio che, una volta, bambino si fece sul serio. Eppure, don Ugo, proprio come gli autentici uomini di Dio, continua ad essere presente accanto ai suoi figli, a quanti lo hanno conosciuto e a coloro che, forse troppo giovani per averlo incontrato, lo amano solo per averlo visto in qualche vecchia foto, per aver letto qualche sua pagina o soprattutto per aver pregato vicino al suo sepolcro, trovando sempre una consolazione spirituale. Al fine di rendere grazie al cielo per il dono di mons. De Blasi alla nostra terra si terrà oggi un importante appuntamento presso la Basilica del Rosario: una celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia con la partecipazione di mons. Fernando Filograna, vescovo della diocesi di Nardò-Gallipoli, e del postulatore della causa di canonizzazione Padre Gianni Califano.     

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