È con gioia ed emozione che, in maniera seppur figurata, prendo carta e penna per testimoniare il bene che mi lega al caro don Pierino e per dire a lui la gratitudine che scaturisce dalla bellezza di camminargli accanto nel servizio appassionato alla diletta comunità parrocchiale di San Lazzaro in Lecce.
Ci siamo conosciuti nell’estate del 2014 mentre mi accingevo ad iniziare il tratto di strada nel ministero presbiterale che mi vede, tuttora, al suo fianco nella condivisione fraterna, nell’annuncio della Parola, nel servizio al povero, nella celebrazione dei sacramenti.
Vorrei raccontarvi don Pierino, pertanto, servendomi di tre parole che, a mio avviso, sintetizzano la mia esperienza con lui: padre, amico, sacerdote.
PADRE
Il compito del padre è quello di cooperare con Dio ad una generazione, di custodire, di educare e di accompagnare; come pure è segno d’amor paterno correggere, richiamare, gratificare.
Sono consapevole che non si diviene sacerdoti solo con la sacra ordinazione, ma l’opera che scolpisce nel chiamato una identità presbiterale è un processo in continuo divenire che necessità dell’opera di testimoni credibili.
Questo sta compiendo don Pierino con il sottoscritto: fin dal mio arrivo in parrocchia, pur essendo solo diacono, mi ha sempre manifestato accoglienza, condivisione, fiducia sconfinata, non mancando di rendermi partecipe in ogni aspetto della vita parrocchiale, facendomi misurare con numerose esperienze che lo hanno visto, in ogni circostanza, sentinella vigile in grado di intervenire al momento opportuno, di esortare, di rimettere in cammino.
Mai sopra le righe, persona essenziale perché capace di andare in ogni circostanza a Colui che è l’Essenza della vita cristiana, potrei affermare come ho riscontrato la paternità di don Pierino anche nei momenti in cui da buon maestro ha dovuto indicarmi la via, mostrarmi uno stile, farmi scorgere il segreto dell’essere prete.
Tutto sempre con amore e mai con giudizio, con la voglia di accrescere il dono e mai di annullarlo.
AMICO
Con l’ordinazione i sacerdoti hanno la possibilità, in virtù di un affectus sacerdotalis, di poter stabilire legami di amicizia che spesso edificano non soltanto la comunità presbiterale ma anche il popolo di Dio al servizio del quale siamo costituiti e inviati.
In molte situazioni che hanno caratterizzato questi primi cinque anni di sacerdozio ho potuto sperimentare anche la presenza dell’amico don Pierino. Mi piace citare Tommaso d’Aquino che parla dell’amicizia come di “un rapporto di mutua benevolenza, basato su una comunione di vita”.
Credo possa essere il segreto del legame che sento unirmi a mons. Liquori: sapere di poter contare, in ogni momento, su una presenza certa, in grado di accompagnare, condividere ed incoraggiare.
Per me, giovane prete, è arricchente poter osservare il modo di procedere di don Pierino, dialogare con lui circa sogni, progetti e desideri di una chiesa che insieme ci vede operai a servizio dell’unica vigna; è edificante trascorrere anche momenti di fraterna giovialità, contemplative escursioni alla ricerca del Bello, attimi di distensione che fanno riecheggiare e rendono sempre attuali le parole del salmista: “ecco come è dolce e soave che i fratelli vivano insieme” (Sal 132,1).
SACERDOTE
C’è una dimensione per nulla scontata della vita di un ministro di Dio che è quella sacerdotale.
Ritengo non possa bastare la grazia di stato a costituire un ministro dell’altare come sacerdote; credo urga un continuo processo di assimilazione di una identità presbiterale che abbia la sua fonte e il suo culmine in una diuturna e costante vita di preghiera.
Di questo evento (la dimensione orante), don Pierino ha fatto, il biglietto da visita fondamentale della sua azione pastorale e che confluisce in una testimonianza di vita che donata a Dio lo accoglie e lo serve in tutte le dinamiche esistenziali.
Accanto a questa potrei indicare, ancora, i tre poli che, tuttavia, rendono il caro don Pierino un maestro dello spirito: la centralità della Parola da vivere in un rapporto costante e performativo, l’Eucaristia da adorare e da attualizzare come modus vivendi nella capacità di sapersi fare pane spezzato per la vita del mondo, l’attenzione ai poveri che rende il presbitero uomo in grado di donare Cristo nell’esercizio della charitas
In queste tre semplici parole è condensato il senso di un ministero sacerdotale che don Pierino, da cinquanta anni, vive nella fedeltà e nella tensione verso una piena credibilità. A lui, in occasione del giubileo sacerdotale, auguro che l’eco del suo sì e il suo stile sacerdotale possono essere di incoraggiamento e di sprone per tanti giovani che, affascinati dalla sequela Christi, si interrogano sul loro futuro.
Ad multos annos caro don Pierino e grazie per le omelie silenziose, le più belle perché fatte di stile e di coerenza, che arricchiscono la vita di un giovane prete che l’Eterno Sacerdote ha affidato alle tue cure.