“La strada di chi, magari senza nemmeno rendersene conto, usa il Signore per promuovere sé stesso; di chi cerca i propri interessi e non quelli di Cristo” non è “la strada di Gesù, è un’altra strada”.
È il monito del Papa ai 13 nuovi cardinali, nell’omelia del suo settimo CONCISTORO , celebrato nella basilica di San Pietro con alcune restrizioni rese necessarie dall’emergenza sanitaria in corso. Durante la cerimonia, alla presenza di un centinaio di fedeli in tutto, il Santo Padre ha imposto la berretta, consegnato l’anello e assegnato il Titolo o la Diaconia, “quale segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del Papa nell’Urbe”, a 11 nuovi porporati presenti in basilica, più due - il cardinale delle Filippine e quello del Brunei - collegati via internet, una prima volta in assoluto.
Altro gesto finora inedito in un Concistoro: la richiesta del predicatore della Casa Pontificia, Padre Raniero Cantalamessa, della dispensa dall’ordinazione episcopale, per “morire con l’abito francescano”. Il frate cappuccino, dunque - che terrà anche le prossime prediche di Avvento in Vaticano, alla presenza del Papa - ha ricevuto la berretta cardinalizia dalle mani di Bergoglio vestito con il suo abituale saio. A causa della pandemia di Coronavirus, infine, non si sono svolte le tradizionali visite di cortesia ai nuovi porporati. Gli undici nuovi cardinali presenti, al termine del Concistoro, sono andati a trovare Benedetto XVI al Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano dove, in un “clima di affetto”, sono stati presentati individualmente al Papa Emerito che ha espresso la propria gioia per la visita e impartito loro la benedizione. Domani, nella basilica vaticana, la Messa del Papa con i nuovi cardinali.
Passione, morte e risurrezione. “Questa è la strada del Figlio di Dio. La strada del Servo del Signore”, ricorda Francesco nell’omelia: “Gesù si identifica con questa strada, al punto che lui stesso è questa strada”. “Tutti noi vogliamo bene a Gesù, tutti vogliamo seguirlo, ma dobbiamo essere sempre vigilanti per rimanere sulla sua strada”, il monito:
“Perché con i piedi, con il corpo possiamo essere con lui, ma il nostro cuore può essere lontano, e portarci fuori strada. Così, ad esempio, il rosso porpora dell’abito cardinalizio, che è il colore del sangue, può diventare, per lo spirito mondano, quello di una eminente distinzione”. “Pensiamo a tanti genere di corruzione nella vita sacerdotale”, l’invito a braccio: “E tu non sarai più il pastore vicino al popolo, sentirai soltanto di essere ‘l’eminenza’. Quando tu sentirai quello, sarai fuori strada”.
“Conversione è proprio questo: da fuori strada, andare sulla strada di Dio”, l’invito finale del Papa. “Gesù non abbandona mai i suoi amici; non li trascura mai”, l’esordio dell’omelia: “Anche quando sembra che vada dritto per la sua strada, lui sempre lo fa per noi. Tutto quello che fa, lo fa per noi, per la nostra salvezza”. È la strada “l’ambiente in cui sempre si svolge il cammino della Chiesa: la strada della vita, della storia, che è storia di salvezza nella misura in cui è fatta con Cristo, orientata al suo mistero pasquale”.
“Gerusalemme è sempre davanti a noi”, attualizza il Papa: “La Croce e la Risurrezione appartengono alla nostra storia, sono il nostro oggi, ma sono sempre anche la meta del nostro cammino”. “Questa Parola evangelica ha accompagnato spesso i Concistori per la creazione di nuovi cardinali”, fa notare Francesco: “Non è solo uno sfondo, è una indicazione di percorso per noi che, oggi, siamo in cammino insieme con Gesù, che procede sulla strada davanti a noi. Lui è la forza e il senso della nostra vita e del nostro ministero. La sua pazienza è davvero infinita: anche con noi c’è stata, c’è pazienza e ci sarà”.
Ecco i nomi dei nuovi cardinali, annunciati dal Papa ai fedeli dopo l’Angelus del 25 ottobre scorso: mons. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi; mons. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi; mons. Antoine Kambanda, arcivescovo di Kigali, in Rwanda; mons. Wilton Gregory, arcivescovo di Washington; mons. José Advincula, arcivescovo di Capiz, nelle Filippine; mons. Celestino Aós Braco, arcivescovo di Santiago del Cile; mons. Cornelius Sim, vicario Apostolico di Brunei, Kuala Lumpur; mons. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino; fra Mauro Gambetti, francescano conventuale, custode del Sacro Convento di Assisi.
Completano l’elenco quattro cardinali non elettori: mons. Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo emerito di San Cristóbal de las Casas, in Messico; mons. Silvano M. Tomasi, arcivescovo titolare di Asolo, Nunzio Apostolico; fra Raniero Cantalamessa, cappuccino, predicatore della Casa Pontificia; mons. Enrico Feroci, parroco a Santa Maria del Divino Amore a Castel di Leva.
Dopo il Concistoro di oggi, il Collegio cardinalizio risulta formato da 229 cardinali, di cui 128 elettori e 101 non elettori. Dei 128 cardinali elettori, che hanno cioè diritto ad entrare nel prossimo Conclave, il 57% (pari a 73 cardinali) sono stati creati da Francesco. Giovanni Paolo II aveva creato, infatti, 16 cardinali elettori (13%), mentre Benedetto XVI ne aveva creati 39 (30%). Nel Collegio Cardinalizio sono attualmente rappresentati 7 Continenti con 90 Paesi, 70 dei quali hanno cardinali elettori.