Numerosi i messaggi di cordoglio giunti a mons. Seccia con ogni mezzo per esprimere vicinanza e preghiera pel la morte di don Franco Lupo.
SEMERARO
“Desidero fare giungere a te e, in te, al presbiterio diocesano - scrive il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le cause dei santi - i miei sentimenti di vicinanza e al tempo stesso l’assicurazione della mia vicinanza nella preghiera di suffragio. Il Signore gli conceda ‘di godere in cielo della piena visione dei misteri di cui fu dispensatore sulla terra’”.
“Incontrai per la prima volta don Franco - scava nei suoi ricordi personali, in card. Semeraro, nel suo messaggio di condoglianze all’arcivescovo Seccia - nell’ottobre 1959, quando egli era insegnante di lettere nella scuola media del nostro seminario vescovile. In classe ci attraeva col suo commento ai libri dell’Iliade e dell’Ossidea, con le sue lezioni di storia… Erano anni in cui egli, benché sacerdote ancora giovane, era già un ‘predicatore’ richiesto. A Monteroni era spesso invitato per le feste di Sant’Antonio di Padova e del Crocifisso ed io stesso lo invitai a ‘predicare’ per la mia ‘prima Messa’”.
“Da allora e fino ad oggi - conclude il porporato - ho sempre conservato un rapporto molto affettuoso con lui, che mi chiamava ‘Marcello mio’”.
D’AMBROSIO
Anche l’arcivescovo emerito di Lecce, Domenico D’Ambrosio si è fatto vicino al lutto che ha colpito la nostra Chiesa locale sottolineando che “La particolare situazione che stiamo vivendo causa Covid mi impedisce di essere presente, come era mio grande desiderio, alla celebrazione esequiale”.
Così ha ricordato don Franco: “Una serie di ricordi di persone e avvenimenti della vita della Chiesa e della nostra Lecce, lo hanno visto attento lettore e acuto e saggio interprete. Tutti trovavano in lui la prontezza e la pazienza dell'ascolto e del consiglio”.
“Ha amato e stimato i vescovi che hanno accompagnato il lungo arco della sua vita sacerdotale - scrive ancora D’Ambrosio -: mons. Minerva, mons. Mincuzzi, mons Ruppi. Mi è stato vicino come collaboratore nella segreteria nei primi due anni del mio servizio episcopale. Con discrezione e signorilità non mi ha fatto mancare la sua parola, il suo consiglio, la sua affettuosa vicinanza, aiutandomi ad entrare nel vissuto della nostra santa Chiesa”.