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La basilica di Santa Croce a Lecce affascina anche per il restauro della sua facciata. Tale intervento, infatti, è candidato ai Premi speciali “Ilucidare 2021”, per la categoria “Patrimonio culturale come risorsa per l’innovazione”.

 

 

 

Rappresenterà l’Italia fra i nove progetti selezionati in otto Stati europei.  Il riconoscimento gratificherebbe l’opera svolta dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce, che ne ha curato progettazione e direzione, insieme all'arcidiocesi di Lecce, proprietaria del bene (GUARDA).

«Siamo orgogliosi del risultato raggiunto, che - ha commentato Giovanna Cacudi, progettista e direttrice del restauro - condivido con tutto il gruppo di lavoro. Abbiamo operato in sinergia sin dall’inizio, avvalendoci dell’esperienza maturata con la Curia, in virtù di una esperienza risalente al 2011, quando ci adoperammo a seguito della caduta di frammenti della stessa basilica sul sagrato: constatammo lo stato di degrado del fastigio di quella chiesa, quindi effettuammo la ricerca dei materiali più idonei e delle tecniche meno invasive per il restauro lapideo».

Da quell’esperienza un connubio vincente fra Soprintendenza e diocesi di Lecce. La sinergia però ha coinvolto altre istituzioni: il restauro è stato finanziato dall’Unione europea e dal Ministero della cultura. E ha collaborato il Laboratorio di restauro dei Musei vaticani. Gli interventi sono stati realizzati dalla “Nicolì spa”, impresa specializzata nel restauro di beni artistici e architettonici, che ha allestito i ponteggi per la visita della basilica. Un ascensore, si ricorderà, ha consentito la visione della spettacolare chiesa dall’alto.

Oltre 17mila persone, ricorda la dott. Cacudi, hanno goduto di quella vista (GUARDA). «Anche questa possibilità di avvicinarsi al monumento - ha sottolineato l’architetto funzionario della Soprintendenza - è stata apprezzata dalla giuria europea». La commissione giudicante infatti è stata colpita, si legge nella motivazione della candidatura, dal «forte coinvolgimento della comunità locale e dei turisti con il processo di restauro annunciato e spiegato in ogni dettaglio». Ora il protocollo d’intesa firmato da Soprintendenza e Curia servirà al restauro di altre bellezze di Lecce.

Il pensiero corre inevitabilmente alla pietra raffigurante Sant’Oronzo danneggiata lunedì scorso da un fulmine. «Stiamo intervenendo con stucchi di sacrificio sulla parte che è stata interessata dall’agente atmosferico, affinché la situazione non peggiori - ha riferito la dott. Cacudi -. Intanto abbiamo già chiesto fondi al Ministero per restaurare anche la statue accanto a quella di sant’Oronzo».

Soddisfatto e ottimista l'arcivescovo Michele Seccia: «La candidatura al prestigioso premio internazionale dell'ottimo lavoro di ripulitura e restauro svolto sulla sontuosa facciata barocca di Santa Croce che necessita di costante manutenzione per via della delicatezza della pietra leccese a contatto con gli agenti atmosferici ci dà una spinta ulteriore a proseguire sulla strada delle sinergie e delle collaborazioni con gli enti preposti alla custodia e alla conservazione dei beni artistici e culturali di cui è erede e proprietaria la diocesi che sono onorato di guidare».

«La città-chiesa - conclude Seccia - non è un'etichetta senza sostanza è, invece, un inno eterno alla bellezza che i nostri antenati ci hanno consegnato e che noi abbiamo il compito di trasmettere nelle migliori condizioni possibili a chi verrà dopo. A questo servono i restauri, a non disperdere un patrimonio inestimabile. Per questo sono grato alla Soprintendenza e a chi ha concesso i finanziamenti per la realizzazione dell'opera di recupero e auspico che lo stesso avvenga in tempi brevi avvenga per gli altri monumenti sacri barocchi della città a cominciare dalla cattedrale».

 

 

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