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Ospitiamo volentieri l’intervento di mons. Pierino Liquori, attuale parroco di San Lazzaro in Lecce, terzo successore alla guida di quella comunità parrocchiale di mons. Donato Rizzo, in prossimità del 35° anniversario della morte avvenuta prematuramente in seguito ad una grave malattia il 2 agosto del 1986.

 

 

 

Scrivere di don Donato Rizzo, parroco in San Lazzaro per tanti anni, non è semplice, dato lo spessore umano, cristiano e sacerdotale che lo hanno contraddistinto negli anni del suo servizio pastorale caratterizzato da giovialità, tenacia, zelo per la casa del Signore, amore per la gente, guida intelligente e sapiente, testimone incomparabile dell’amore del Buon Pastore; cosciente di essere abitato e mandato a portare il lieto annunzio al popolo di Dio, soprattutto ai “piccoli”.

Sentinella vigile e solerte che indicava la presenza della Luce, dell’Amore che dà senso alla vita, attraverso il suo dire e la sua vita spesa per il popolo che ha guidato con gioia, tenacia, intelligenza, parresia e attraverso la sua offerta di vita nella crudele ed improvvisa malattia. Ho avuto la fortuna di conoscerlo un po’, da giovane sacerdote, mentre ero viceparroco in San Giovanni Maria Vianney e ne rimasi attratto dall’amore che aveva per la Chiesa, per la comunità parrocchiale di San Lazzaro dove ha realizzato tanto, soprattutto una pastorale incentrata particolarmente sulla famiglia.

Offro una lettura certamente parziale della sua poliedrica azione pastorale che emanava dall’amore grande che aveva per Cristo e per la sua Chiesa. Ha servito e guidato questa Comunità con gioia, fortezza e amabilità e con un senso profetico scommettendo soprattutto sulla famiglia.

È stato in diocesi antesignano della pastorale familiare e parroco della comunità parrocchiale di San Lazzaro in Lecce dal 12 ottobre 1958 al 2 agosto 1986, giorno della sua morte. Offro qualche riflessione per riconoscenza, dovuta dall’essere suo successore in questa comunità di San Lazzaro, e per la bella, gioiosa, intelligente opera di costruzione della stessa che ha realizzato secondo i principi del Concilio Vaticano II.

Don Donato è stato un sacerdote che si è speso interamente per la Chiesa; lungimirante soprattutto nella intuizione circa l’urgenza di creare in diocesi, e anche nella comunità parrocchiale, la pastorale familiare. Di questo ambito così prezioso è stato un vero   pioniere. Aveva la certezza che per una vera, efficace azione pastorale, la famiglia doveva essere protagonista, soggetto e non solo oggetto di pastorale. Da qui la nascita in parrocchia di gruppi di spiritualità familiare itineranti, missionari nelle case. Ciò perché convinto che è la famiglia domestica a dare significanza alla grande famiglia parrocchiale. Da qui la scommessa sui laici.

In questo ambito di vita pastorale è stato veramente un esecutore degli insegnamenti del Concilio Vaticano II e particolarmente sulla famiglia cristiana, sul suo mistero, sul suo carisma e sulla sua missione nella Chiesa e nella società. Ad una pastorale dei e per i singoli, don Donato cercò di fare subentrare quella della “piccola chiesa” curata perché andasse missionaria nelle case a portare il fuoco della Parola, dell’unità, della bellezza di essere chiese domestiche.

Era convinto che quando la famiglia è cosciente del suo mistero e della sua originalità evangelica diventa missionaria. Quindi possiamo considerare il caro don Donato un vero apostolo della famiglia impegnato ogni giorno per la promozione umana, sociale, culturale, ecclesiale di questa prima cellula della società e della Chiesa. Questo è certamente segno della coscienza che aveva di essere stato chiamato a formare nell’unità “luoghi” dove il vangelo, diventando vita, trasforma l’anonimo "io" in persona desiderosa di formare il “noi” accogliendo in tutto il mistero dell’altro.

Una carica pastorale, quella di don Donato, espressione di una coscienza sacerdotale abitata dal Signore. Per questo tutto di sé: parola, sorriso, luminosità negli occhi, cuore aperto rivelavano il mistero di una vita nascosta con Cristo in Dio. Sì, don Donato, è stato un uomo di Dio a servizio degli uomini nel cuore dei quali seminava il vangelo della gioia, della pace, dell’unità. È stato un padre comprensivo e gioviale, presente nelle famiglie nei momenti significativi, soprattutto nei giorni difficili. Attivò con zelo la riforma liturgica e diede vita ad una laicità più consapevole della propria missione nella Chiesa e nella società.

Da questi pochi pensieri penso si evinca un po’ come don Donato abbia vissuto il mistero della sua vita nel dono completo di sé al Signore, alla Chiesa universale e particolare, ai suoi parrocchiani sempre, anche nella terribile malattia che lo ha portato a varcare prematuramente le porte del tempo verso l’eternità per  ottenere il premio riservato ai suoi servi fedeli, per vivere e gustare il banchetto del cielo in compagnia delle moltitudini, cantando all’Agnello immolato: il grande Sacerdote che lo ha insignito del servizio presbiterale su questa terra e della gloria degli eletti in cielo e con loro intercede per la Chiesa universale, per la Chiesa di Lecce, per la sua comunità di San Lazzaro, che ha servito con amore e zelo pastorale e per ogni persona bisognosa di luce e di pace.

*parroco San Lazzaro in Lecce

 

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