Sarà ancora a Lequile per la Visita Pastorale, l’arcivescovo Michele Seccia, in questo fine settimana. Da oggi è accolto nella parrocchia dello Spirito Santo. Don Andrea Zonno, parroco dal 2017, ha avuto modo in questi sei anni di conoscere bene la realtà della sua comunità parrocchiale ed ha accettato di rispondere alle domande di Portalecce.
Don Andrea, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in Visita Pastorale a Lequile nella tua comunità parrocchiale?
Il nostro arcivescovo troverà una comunità che lo attende con grande gioia, desidera lasciarsi incontrare, vuole raccontarsi e conoscere il suo pastore. La parrocchia Spirito Santo è una realtà in cammino che vuole annunciare Gesù Cristo in una società che cambia velocemente e che non ha paura di esprimere i valori che caratterizzano la vita semplice di questo popolo. Una comunità che ha attraversato il rallentamento e a volte la sosta, imposta dal Covid-19 con le conseguenze note a tutte le comunità cristiane e sottolineate dal recente convegno diocesano. Gli operatori pastorali e in modo particolare i catechisti sono in continuo contatto con le nostre famiglie perché attraverso la preghiera, le relazioni, le iniziative e il servizio pastorale si rinnovi continuamente la vita buona del Vangelo, passando dal forte individualismo verso una profonda socialità e comunione.
Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?
La vita liturgica è il cuore della comunità perché è l’evento di rendimento di grazie a Dio per i doni che ci concede. È atto di comunione con Lui ed evidenzia l’unità di noi battezzati, suo popolo. La preghiera, la celebrazione dei sacramenti, la messa domenicale, l’adorazione eucaristica ci vedono partecipi attivamente ma deve ancora consolidarsi lo spirito di corresponsabilità nell’annuncio ad extra e ai più lontani. La catechesi dei fanciulli e dei ragazzi ha ripreso a gonfie vele con catechiste, educatori/animatori entusiasti e sempre più protesi all’accoglienza degli adulti e genitori giovani in percorsi di integrazione nella vita della comunità. La carità è vissuta e organizzata a livello cittadino, attenta sì ai bisogni delle famiglie intercettate e che chiedono aiuto, ma non vissuta all’interno della comunità, rischiando di non far sentire necessaria l’apertura, l’ascolto e l’attenzione al povero partendo dalle proprie rinunce individuali.
Infine, don Andrea, che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale e quali sono gli obiettivi da raggiungere a breve e a media scadenza?
La Visita Pastorale è osservazione, relazione, incontro, ascolto, fede, preghiera, riflessione, verità, autenticità, sogno, progetto, fiducia, ricerca, speranza, felicità, conversione, dialogo, corresponsabilità, comunione... Il vocabolario è ricco di tante altre parole che desideriamo si traducano in vita. La comunità è un insieme di persone, ognuno di noi sa quello che ha dato, cosa può cambiare, da dove e come può ripartire, su cosa e chi può scommettere. La Visita Pastorale è bella perché c’è la vita di Dio che passa nelle nostre e il vescovo ne diventa collaboratore e interprete della sua opera. Al Signore affidiamo l’impegno di camminare nella comunione della carità invocando l’abbondanza dei doni dello Spirito.