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Umberto Galimberti critica apertamente il Papa nella puntata della trasmissione In Onda, andata in onda su La7 sabato scorso, vigilia di Pasqua.

 

 

 

A dire del filosofo, il Santo Padre (si riporta testualmente) “ha sbagliato con la Via Crucis… Do ragione alla Chiesa latina ucraina che non ha trasmesso le immagini. Come si fa a chiederle un simile gesto? Non si capisce il dolore di questa gente? È come quando si subisce un delitto in famiglia e si chiede subito se si perdona. La psiche ha bisogno di tempo per elaborare queste cose”; e continua: “come si fa a chiedere a chi ha subito atrocità di essere accompagnato da un russo come se fosse un amico? Ma dai! Cerchiamo di capire che la psiche umana non ce la fa così”.

Beh, se a parere del prof. Galimberti Papa Francesco ha sbagliato, è altresì possibile pensare che, pronunciando queste parole, sia lo stesso prof. Galimberti ad avere sbagliato; e non una sola volta, ma più volte.

In primo luogo, il prof. Galimberti dovrebbe sapere che il significato delle azioni, dei gesti, delle parole non ha un valore univoco, ma dipende dal contesto nel quale esse prendono forma. La Via Crucis non è un campo di battaglia e quello che accade nel suo contesto non è interpretabile alla stregua di un fatto storico. La celebrazione del Venerdì Santo vuole essere un richiamo al senso profondo della realtà umana, un momento di riflessione e di preghiera che vuole sospendere la drammaticità delle contingenze, per fare spazio a un mistero che mentre trascende i fatti storici (anche quelli particolarmente drammatici), ha anche il potere di trasformarli. È del tutto naturale che coloro che non partono da una prospettiva di fede incontrino difficoltà a comprendere questo mistero. Ma è altrettanto vero che di fronte a ciò che per gli altri ha un valore sacro, prudenza vuole che l’incomprensione si faccia cautela e solleciti quanto meno la sospensione del giudizio. Senza lasciarsi andare a esclamazioni tra il “sorpreso” e  lo “scandalizzato”, come invece sembra suggerire quel “Ma dai!” con il quale il noto filosofo ha condito le sue affermazioni; esclamazioni che denotano non tanto l’intenzione di proporre un legittimo punto di vista (giustificazione spesso usata e abusata in casi come questo), ma anche quella di voler rendere il proprio punto di vista il criterio di interpretazione delle scelte degli altri

In secondo luogo, il prof. Galimberti ha sbagliato anche perché, con la sua affermazione, sembra non aver tenuto in debita considerazione il ruolo che svolge nelle vicende umane e nel significato degli eventi il vissuto emotivo (cosa di cui egli dovrebbe invece essere avvertito, considerato il giusto rilievo che egli riconosce alle emozioni nella costruzione della conoscenza). Mettere insieme una donna russa e una donna ucraina nella stazione della Via Crucis è una scelta che non parla soltanto alla ragione, ma parla al cuore, proprio perché, per dirla con Blaise Pascal, il cuore riesce a dare forza a delle ragioni che la ragione stessa, da sola, non può riconoscere. Accostare due persone appartenenti alle diverse fazioni di due popoli in guerra significa “far sentire con il cuore” (non soltanto “argomentare con la ragione”) il valore antropologico profondo della pace; significa far transitare questo valore dalla mente al cuore, far emergere la radicalità del suo valore, oltre ogni ragionamento volto ad affermare la legittimità di questa o quella scelta strategica.

Infine, voglio anche dire che Galimberti è filosofo apprezzato per le sue prese di posizione oculate e coraggiose su molti argomenti, anche di spessore educativo. Ma questa volta non è possibile sottacere l’eventualità che egli si sia sbagliato… Perché è possibile tutto, ma il Ma dai pronunciato con tale sicumera a proposito della Via Crucis, come cristiani e cattolici non lo possiamo proprio sentire. E qualcosa la dobbiamo pur dire. Nel rispetto di tutti, ma la dobbiamo dire.

 

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