Portalecce volentieri ripropone l’artico apparso mercoledì scorso su “Avvenire” a firma del vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli.
Si ripete spesso che Papa Francesco e il Venerabile don Tonino Bello, formano un “binomio affascinante”. L’ultima attestazione è data da una recente citazione nella quale il Pontefice scrive che don Tonino è stato un «instancabile profeta di pace, il quale amava ripetere: i conflitti e tutte le guerre “trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti”».
Il tema del volto, infatti, è uno dei capisaldi del pensiero di don Tonino. Esso trova il suo solido fondamento nella Sacra Scrittura e in una riflessione filosofica che annovera grandi correnti di pensiero del Novecento, dalla fenomenologia di Edmund Husserl, con la distinzione tra fenomeno ed essenza, all’importanza della relazione interpersonale e della responsabilità etica a cui fanno riferimento Emmanuel Lévinas e Romano Guardini.
Sul versante biblico, vale la pena di richiamare uno studio di Massimo Grilli, nel quale l’autore presenta la tematica del volto quale categoria fondamentale per accogliere la rivelazione divina ed esprimere l’intersoggettività dialogica che si apre alla trascendenza. In un passaggio, egli afferma: «Solo la ricerca del Volto dà senso a ciò che facciamo e agli abissi di tenebra e di vuoto, di inconsistenza e di abbandono, che ogni vita comporta». D’altra parte, la stessa etimologia del termine “volto” indica l’essenza profonda della persona umana e lo specchio dell’anima e della volontà. Se l’ebraico “panim”, che è sempre un plurale, esprime un significato relazionale, la preposizione “pros” della parola greca “prosopon” indica l’orientamento dello sguardo verso l’altro. Anche i due termini latini, “facies e vultus”, richiamano la profondità della persona con i suoi sentimenti, le sue speranze e le sue attese. «Grazie al volto dell’altro, che riconosco distinto dal mio, - scrive Grilli - divento cosciente della differenza e ritrovo la capacità di essere autenticamente me stesso e di sviluppare un progetto per la mia esistenza». Il volto dell’altro, accolto e conosciuto, rivela dunque il volto di Dio.
Sul versante filosofico, il volume curato da Daniele Vinci “Il volto nel pensiero contemporaneo”, fornisce un’ottima mappa topografica dei luoghi più importanti in cui si svolge la sfida del volto nel panorama contemporaneo. Il libro parte da un excursus storico-filosofico sull’etimologia del termine “volto”, richiama alcuni saggi di carattere teoretico e approfondisce il pensiero di autori vari che hanno trattato la tematica, fino a affrontare differenti punti prospettici.
A questa visione biblica e filosofica, fa riferimento Emmanuel Lévinas, cultore di Heidegger ed Husserl e studioso appassionato del Talmud e della letteratura russa. Soprattutto nel suo saggio “Totalità e Infinito”, attraverso il tema del volto egli spiega la relazione con l’Altro e la sua rivelazione. In questa linea, a suo giudizio, l’Occidente dovrebbe procedere a un profondo cambiamento di paradigma per accogliere un ethos che sappia coraggiosamente “vivere altrimenti dall’essere”, assumendo il primario compito dell’accoglienza e della responsabilità di fronte all'altro. L’etica del volto è la vera formula per realizzare nel terzo millennio il sogno della fraternità e la speranza della pace. Sollecitato e condividendo la proposta filosofica di Levinas, Italo Mancini afferma che «nell’età futura (il terzo millennio!) il termine comprensivo di tutto dovrà diventare l’altro e il suo volto, biblicamente il prossimo, e gli si stenderà intorno una cultura di pace, e comincerà ad albeggiare, finalmente, il Vangelo».
L’insegnamento di don Tonino Bello ha alla base questa proposta culturale. Egli non solo ha studiato i testi di questi maestri, ma ha instaurato una relazione personale in modo particolare con don Italo Mancini, grande estimatore del Capo di Leuca, territorio da lui amato e frequentato anche per trovare ispirazione nella stesura dei suoi scritti. L’afflato umano, culturale e spirituale con questi autori ha dato solidità all’impegno e alla testimonianza di don Tonino, giustamente additato da Papa Francesco come “instancabile profeta di pace”. In questo tempo di guerra, il suo insegnamento fa risplendere l’idea che la coesistenza, la riconciliazione e la convivialità dei volti, risolte nello svuotamento di sé e nell'amore del prossimo, è la via per ritrovare la casa comune: la patria della pace.