Quasi a sorpresa, l'altra mattina a Santa Marta durante la messa Papa Francesco ha pregato e ha invitato i telespettatori a pregare per gli insegnanti e per gli studenti che si preparano agli esami.
Una preghiera che ha aperto la giornata del 24 aprile, nel momento in cui cominciano ad essere pubblicate le prime norme che portano ad un esame di Stato molto particolare visto che ha chi lo affronta ha fatto a meno di tre mesi di lezione tradizionale e si è dovuto adattare ad una metodologia didattica e di apprendimento che non ha precedenti. Accanto agli studenti ci sono i docenti, categoria di lavoratori e di educatori, con una media di età avanzata che da immigrati digitali si sono dovuti trasformare in pionieri della didattica a distanza. Certamente quest’anno non saranno in dubbio ammissioni o promozioni, anche in linea con la tendenza degli ultimi anni, ma di fatto si va verso un nuovo di intendere l’insegnamento e l’apprendimento.
Che l’attenzione e la preghiera del Santo Padre si sia concentrata sul mondo della scuola pone a tutti l’occasione anche di un momento di riflessione su un mondo che negli ultimi periodi veniva visto in modo nuovo, staccato dalla sua mission originaria di agenzia formativa umana e culturale per costringerla, in alcuni casi, in un angolo di parcheggio mattutino o di babysitteraggio di Stato.
Su questa linea le considerazioni che si leggono sempre più spesso proprio in questi giorni: se nella fase 2 si ritorna a lavorare e le scuole restano chiuse chi guarderà i bambini? Come se la scuola come unico impegno quello di vegliare sugli studenti in attesa della chiusura di uffici e fabbriche. In questi mesi i docenti hanno dato prova di responsabilità facendo scuola nelle difficoltà tecniche e relazionali del caso, così come nel tempo ordinario hanno fatto scuola con trenta studenti in aula, in edifici che non sono nati per essere scuola e nelle difficoltà organizzative quotidiane. Gli studenti stanno confermando anche dalla propria cameretta lo stesso atteggiamento e impegno che assicuravano quando la mattina dovevano fare chilometri per raggiungere le scuole “che passa il convento”.
La comunità scolastica sta continuando la propria vita nonostante il carico di lavoro sia aumentato, si sia moltiplicato sia per gli studenti che per gli insegnanti. Particolare che la preghiera di Papa Francesco sia giunta nel giorno in cui il vangelo del giorno (Lc 6, 1-15) ricorda l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Anche se la riflessione del vescovo di Roma si sia concentrata sul ministero dei pastori di anime, la preghiera iniziale è andata ad un altro gregge, quello della scuola fatto da pastorelli che si prendono cura di pecorelle che si aprono alla vita e che devono essere tutte arrivare all’ovile, nessuna deve essere smarrita, non una di meno.
Preghiamo oggi per gli insegnanti che devono lavorare molto per fare lezioni su internet e altri vie mediatiche e preghiamo anche per gli studenti che devono fare gli esami in un modo nel quale non sono abituati. Accompagniamoli con la preghiera.
*direttore Ufficio diocesano pastorale scolastica