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Un anno fa sono state pubblicate le Linee guida della Cei per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Un passo importantissimo per la Chiesa Italiana.

con bimbo

Dopo un percorso lungo, complesso e, per certi versi, doloroso, la Chiesa è giunta a dotarsi di uno strumento pratico utile a contrastare il male profondo emerso negli ultimi decenni, quello degli abusi perpetrati sulle persone fragili.

Non si tratta di una semplice dichiarazione di principi. Per la prima volta e, in modo coraggioso, nel documento sono state individuate, con estrema precisione, le procedure concrete da attivare in questi casi, perché “la Chiesa ricerca la verità e mira al ristabilimento della giustizia” e “nessun silenzio o occultamento può̀ essere accettato in tema di abusi”.

Il documento, però, non intende essere un “codice di procedura”: esorta alla necessità di un rinnovamento interiore dell’intera comunità, guidato dalla scelta di schierarsi a favore dei più̀ deboli.

È la Chiesa che, nel continuo cammino di rinnovamento e di obbedienza allo Spirito, manifesta l’urgenza di mettersi in discussione e trovare modi sempre più adeguati per contrastare tale fenomeno.

È un testo, quello delle Linee guida, di portata eccezionale che va richiamato alla memoria, approfondito e attuato. In questo senso, qualche mese fa, si è mosso l’arcivescovo Michele Seccia insieme al prof. Nicola Paparella, con la pubblicazione del volume Per la tutela dell’infanzia e delle persone vulnerabili.

La questione, va ribadito, coinvolge tutti gli operatori sociali cattolici, le associazioni, le realtà che lavorano o fanno volontariato con i soggetti deboli: chiunque, all’interno di una comunità ecclesiale, svolga il suo servizio con i “piccoli”, siano essi minori o persone con diversa abilità, deve porsi il problema di come tutelarli, nel concreto, e di quali appuntamenti formativi c’è l’esigenza, per non correre il rischio di venir meno ai doveri di segnalazione, per conoscere le procedure da adottare, che la stessa Cei richiede in questi casi.

Non è, quindi, un documento solo per gli addetti ai lavori, preti o giuristi. Chi legge le Linee guida, si rende conto che, accanto alle procedure canoniche volte alla ricerca della verità sul presunto autore dell’abuso, c’è di più: tra i nove rifermenti riportati si parla dell’attività di prevenzione e di formazione sul tema, azioni a carico dell’intera comunità.

Così pure, accanto al valore della trasparenza nelle comunicazioni e “di un’informazione corrispondente alla verità, che sappia evitare strumentalizzazioni e parzialità”, troviamo quello della collaborazione con le Istituzioni dello Stato deputate alle indagini su tali condotte. Sono passaggi importantissimi del documento: pongono la Chiesa, nel rispetto dei ruoli e delle autonomie, al fianco di tutti coloro che difendono i più deboli dagli abusi. Ed ancora, le Linee guida si soffermano sulle procedure per l’accompagnamento delle vittime, mettendo al centro l’ascolto attento, l’accoglienza delle persone che sono state toccate da questo male, persone che, il più delle volte, non hanno la capacità di comprendere cosa accada e di esercitare autonomamente i propri diritti. In questo senso, straordinaria è la cura riservata a chi dovesse subire tali abusi. Non a caso, si rafforza l’attenzione su un problema da sempre avvertito dalla Chiesa, quello della selezione degli operatori pastorali e del clero.

Dunque, questo documento non va intesto come un tentativo di risolvere i problemi all’interno della chiesa, anzi! È scritto che “...la segnalazione non solo non esclude, ma neppure intende ostacolare la presentazione di denuncia alla competente autorità̀ dello Stato, che anzi viene incoraggiata”.

Quello dell’abuso sulle persone vulnerabili è un fenomeno trasversale, da far emergere con coraggio in tutti i settori della società. Tutte le agenzie educative, dalla scuola, alle famiglie, alle associazioni, sono chiamate a tenere alta la guardia, a formarsi perché l’ascolto, lo sguardo attento e di cura siano in grado di intercettare il disagio.

Ecco perché nel documento viene richiamato anche un dovere di segnalazione tempestiva da parte dell’autorità ecclesiastica, indipendentemente da chi commetta simili abomini. Allora, come laici, come professionisti del settore, da sempre impegnati nella tutela dei bambini, dei ragazzi e delle persone con diversa abilità, ci sentiamo richiamati alle nostre responsabilità, per essere parte attiva nella promozione della vita piena, a beneficio di tutta la comunità e, soprattutto, per dare voce a chi non ha voce.

                                                                                                                                                         *avvocato esperto in diritto minorile

                                                                                                                                                       **Counselor relazionale maieutico, Presidente Fondazione Div.ergo

 

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