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“Detto con parole semplici: il Signore è alla continua ricerca della collaborazione degli uomini. Desidera ed invoca la mia, la tua collaborazione”.

 

 

 

Sono alcune delle prime parole che l’arcivescovo Michele Seccia, in una Piazza Duomo gremita come ai tempi pre-Covid, ha pronunciato all’inizio del tradizionale Messaggio alla città (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) al termine della processione in onore dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato trasmessa in diretta da Portalecce e Telerama (GUARDA).

Poi subito il passaggio ai temi sociali e il richiamo alla ricerca unitaria del bene comune aldilà delle ideologie e degli schieramenti: “Soltanto sotto la luce della fede, è oggi possibile per me, vescovo e pastore di questa Chiesa che è in Lecce, ribadire con forza che è vano affrontare le sfide comuni come se fossero un’impresa individuale; è inutile pensare di risolvere i problemi di una città ricorrendo sempre allo scontro e alla polemica verbale; è velleitario pensare di amministrare un territorio senza un progetto e un’idea condivisa di bene comune; è illusorio, infine, ritenere che i problemi quali la denatalità, l’educazione dei figli, il disagio giovanile, l’emergenza abitativa per le giovani coppie non siano una questione che ci riguarda e coinvolge tutti. L’attività umana non basta a sé stessa, se non è indirizzata al “bene comune”, nella luce della fede”.

E ancora: “La comunità civile dovrà sempre meglio saper investire le proprie energie sulle strutture sanitarie, sulle disabilità, sul contrasto alle diverse forme di dipendenza e sul recupero e la riabilitazione di coloro che sono in carcere. Anche la lotta contro la criminalità non può risolversi esclusivamente nella repressione, ma deve contemplare anche strumenti efficaci di prevenzione, sia in ambito educativo, sia in campo sociale”.

In questo cammino di solidarietà l’arcivescovo non trascura di ribadire con profonda gratitudine l’impegno continuo e silenzioso dei sacerdoti: “Tra i tanti che si spendono per compiere il bene, mi sia permesso di sottolineare il lavoro silenzioso di numerosi sacerdoti che si impegnano per la crescita della comunità e per l’annuncio del Vangelo. La città tutta è chiamata a esprimere gratitudine verso queste sentinelle del bene, che aiutano i poveri, visitano gli ammalati, sostengono i vacillanti, ascoltano gli oppressi e si spendono per il servizio al Signore. I sacerdoti, però, non devono essere lasciati soli, ma l’intera comunità cristiana è chiamata a condividere con loro questo anelito al rinnovamento della nostra città”.

Un passaggio più approfondito Seccia l’ha riservato agli adolescenti all’uso esagerato dei social media: “Vedo sempre più che le giovani generazioni hanno come migliore e, a volte, persino unico amico, il cellulare. Esse vengono assorbite a tal punto dalla vita virtuale da perdere il contatto con la vita reale. Sembra che le persone valgano a partire solamente dai like che ricevono sui loro post oppure dai followers che li seguono nei vari canali social. Al fine poi di raggiungere i loro scopi e avere più seguaci in rete, esse spesso si spingono a pubblicare foto, immagini, video quanto meno di cattivo gusto, se non proprio volgari e violenti. Sembra che siamo divenuti schiavi di un sistema virtuale che noi stessi abbiamo costruito per essere meglio connessi. In verità, questo sistema presenta gravissime falle, perché, invece di renderci più connessi e umani, ci sta rendendo disconnessi e disumani”.

“Lecce ha bisogno di santi - ha aggiunto -, Lecce ha urgente necessità di uomini e donne che si impegnino a servizio del bene comune per l’avvento della civiltà dell’amore.”, e partendo da Oronzo, Giusto e Fortunato ha elencato una schiera di “santi” salentini che non solo danno lustro a questa terra ma, soprattutto si pongono come modelli da conoscere a da imitare: Filippo Smaldone, Tonino Bello, Raffaello Delle Nocche, Ugo De Blasi e non ultimo Nicola Riezzo di cui quest’anno si celebra il 25° anniversario della morte: “Per me vescovo, (Nicola Riezzo ndr) rimane un esempio fulgido di umiltà e carità. Un discepolo del Signore che ha vissuto nella contemplazione del Mistero di Dio, sposando la povertà e l’amore evangelico verso tutti e verso gli ultimi in particolare. Una figura che la Chiesa di Lecce dovrebbe riscoprire e rivalutare non per una questione di aureole ma perché tutti abbiamo bisogno di comprendere che vivere per Cristo e per la sua Chiesa è alla portata di tutti”.

E dopo un cenno alla cura del creato, tema tanto caro a Papa Francesco,cennando agli incendi che in questa torrida estate hanno distrutto ettari ed ettari di macchia mediterranea (“l’impegno per la cura del creato si concretizza nella custodia dei nostri boschi e della nostra flora, virulentemente attaccata da criminali atti incendiari che hanno causato panico nella popolazione. È proprio vero che per distruggere un bosco ci vuole un attimo, ma farlo crescere ci vogliono anni!”), l’arcivescovo ha concluso così il Messaggio 2023: “Volgiamo ora lo sguardo verso i nostri Santi Patroni, che hanno bagnato il nostro territorio con il sangue della loro testimonianza. Essi ora continuano ad irrigare dal Cielo questo estremo lembo di terra e noi siamo chiamati a promettere il massimo impegno nella lotta contro ogni associazione criminale, contro ogni discriminazione e nella diffusione di quei valori che abbiamo ricevuto e appartengono alle nostre comuni radici”.

Il grande applauso della piazza ha concluso una giornata ricca di fede e di devozione aprendo le porta alla festa diffusa in tutta la città.

 

Photogallery di Arturo Caprioli

 

 

 

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