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Ho sempre pensato al ministero sacerdotale come via speciale che il Signore dona a noi preti per intraprendere il cammino verso la santità.

 

 

Ho conosciuto nella mia vita tanti sacerdoti santi. Da giovane, nella mia diocesi d’origine e poi, nelle Chiese locali che il Signore mi ha affidato - una volta costituito e inviato per annunciare il Vangelo come successore degli Apostoli -, ho avuto la grazia e il privilegio di percorrere parti del cammino della mia vita e del mio servizio alla Chiesa ammirando le virtù di sacerdoti che per me restano ancora oggi esempi da seguire per la santità presbiterale: ammirevoli per la fedeltà al sacramento ricevuto, per il legame forte con il Signore attraverso la preghiera, per l’amore generoso per il popolo di Dio, per la carità silenziosa verso i poveri.

Sono stati per me fari che, in qualche modo, hanno illuminato la mia vita di pastore e verso i quali mi sento in debito di gratitudine per non essere stato sempre geloso custode e attento imitatore dei doni che - spesso a loro insaputa – hanno riservato alla mia povera persona.

Mi piace citarne due in questa felice occasione - il XXV anniversario di sacerdozio del caro don Vito Caputo -, due sacerdoti della Chiesa di Lecce che ci hanno lasciato di recente: don Oronzo De Simone e don Antonio Pellegrino. Per me vescovo sono stati fulgidi esempi di vita cristiana e di fedeltà sacerdotale. Ciascuno nella propria specificità sono stati per me doni di grazia con i quali il Buon Pastore ha voluto arricchire la mia vita e il mio ministero: mi hanno confermato nella certezza che qualunque servizio ha la sua sorgente nella preghiera e mi hanno insegnato che nulla ha più valore dell’amore del Signore. Il distacco libero e spontaneo da tutto ciò che è “di questo mondo” può fare di noi sacerdoti, autentici discepoli del Signore, sempre pronti a cingerci del grembiule del servizio e chinarci sui piedi stanchi dei nostri confratelli presbiteri e di ogni uomo e di ogni donna che aspettano da noi un gesto generoso d’amore: è questo il vero atto di fede nella provvidenza.

Carissimo don Vito, in questo giubileo sacerdotale, sento di esprimere al Signore il mio personale ringraziamento per il tuo sacerdozio. Sfogliando in questi giorni su Portalecce le foto della tua ordinazione ho rivisto l’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi che ti ha imposto le mani venticinque anni fa: tutti conoscono l’affetto, la devozione e l’ammirazione che mi legano a lui che è stato per me un maestro nell’episcopato.

E poi, la mia gratitudine a te per la fedeltà, virtù che ho ammirato in te fin dal mio arrivo a Lecce e poi da parroco della cattedrale e che, da alcuni mesi, da quando cioè, ti ho voluto al mio fianco nella guida della nostra amata Chiesa di Lecce, ho avuto modo di apprezzare in maniera più diretta e personale.

I miei auguri per il tuo giubileo sacerdotale si fanno preghiera per la santificazione di tutti i nostri sacerdoti: possa lo Spirito Santo, in questo giorno speciale, continuare a ricolmarti dei doni che hai ricevuto in abbondanza venticinque anni or sono per renderti ancor di più coraggioso ministro del Vangelo, testimone della bellezza del discepolato al servizio della Chiesa, nostra madre.

 

 

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