“Oggi è Pasqua per la nostra Chiesa diocesana. E questa Pasqua raggiunge il suo compimento nella solennità odierna: Cristo è proclamato il Signore, il Vivente, il Re dell’Universo. E a me piace pensare che il saluto del Signore che viene a giudicare il mondo sarà lo stesso saluto della Pasqua: Pace a voi!”.
Con queste parole l’arcivescovo Michele Seccia ha aperto ieri sera la sua omelia (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) in cattedrale, nei primi vespri della solennità di Cristo Re dell’Universo, prima di imporre le mani sul capo di don Antonio De Nanni, da ieri sera sacerdote per sempre, presbitero della Chiesa di Lecce.
La solenne concelebrazione eucaristica cui hanno preso parte il vescovo Cristoforo Palmieri e numerosi sacerdoti (hanno assistito il card. Salvatore De Giorgi e l’arcivescovo Luigi Pezzuto) è stata trasmessa in diretta da Portalecce (GUARDA) e Telerama.
“Soprattutto oggi il Signore dia pace a te, caro Antonio - ha proseguito Seccia rivolgendosi a don Antonio - che sei arrivato ad un momento importante della tua vita, il giorno della tua ordinazione sacerdotale, a conclusione di un lungo periodo di formazione e di discernimento, aiutato e sostenuto dai tuoi cari, dalla comunità di Arnesano, dall’affetto e dall’amicizia di tanti sacerdoti che ti hanno accompagnato nel cammino e ti seguono con affetto e bontà”.
Emozioni forti ma anche tanto raccoglimento nella cattedrale gremita di tanti amici di Arnesano, di Lequile e di Torchiarolo, accorsi per vivere un momento intenso di fede e di comunione. Quasi ad accompagnare con la preghiera questo giovane deciso a seguire - da discepolo - il Signore che lo ha chiamato alla vita sacerdotale.
Dopo l’omelia dell’arcivescovo i vari momenti della liturgia dell’ordinazione. Le promesse sacerdotali, l’invocazione dei santi con il candidato disteso ai piedi dell’altare con tutta la comunità che pregava per lui. E poi, l’imposizione delle mani e dell’arcivescovo e di tutti i suoi nuovi confratelli, la sua nuova famiglia presbiterale: su di lui, come in una nuova Pentecoste, hanno accompagnato la discesa dello Spirito Santo nella vita di un giovane pronto a servirlo fino alla fine. Fino alla croce.
La preghiera consacratoria ha posto il sigillo su un’appartenenza definitiva e lo ha rinchiuso per sempre nel cuore di Dio. Le mani plasmate nel sacro olio del Crisma lo hanno reso degno di consacrare il pane e il vino trasformandoli nel Corpo e nel Sangue del suo Signore. L’abbraccio di pace con il suo vescovo ha concluso il rito rendendo protagonista l’assemblea della gioia di una Chiesa intera.
Ancora l’arcivescovo: “Questo è l’augurio più vero di oggi: Antonio, che tu possa camminare nel percorso di conoscenza del Signore che, certo, nei primi anni avrà il tratto dell’attività, della generosità, della capacità di fare molte cose, ma pian piano il tratto diventerà meno quantitativo e più qualitativo. Il suo filo rosso è esattamente la conoscenza, la conoscenza amorevole di sé e di Dio. Sono diverse le stagioni della vita. Esse devono affrontare gli ardori degli inizi, tenendo in mano le intemperanze giovanili. Poi vengono le fatiche dell’età adulta, che consolidano le energie del ministero, e, infine, sopraggiunge la stanchezza del tramonto, che dovrebbe disporci a una sapiente e affettuosa trasmissione di ciò che abbiamo vissuto”.
“Caro Antonio - così ha concluso l’omelia -, vivi allora l’appartenenza a Cristo, la gioia di diffondere il suo Regno in mezzo al popolo e la conoscenza sempre più autentica del tuo servizio per la Chiesa diocesana, frequentando i confratelli sacerdoti e apprendendo da ognuno di loro la gioia di raggiungere l’unica meta che conta: il Cielo! E questa liturgia di ordinazione che ora vivi ti faccia pregustare un po’ di Cielo!”.
Photogallery di Luciano De Marinis