Il mio primo incontro con mons. Michele Seccia risale all’anno 1994. Vescovo di Termoli-Larino fui invitato da un giovane diacono della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie che stava per ricevere l’ordinazione presbiterale, per una celebrazione e una catechesi sul rito nella parrocchia di San Benedetto a Barletta.
Con mia sorpresa il diacono mi dice: sta arrivando il vicario generale per venire a salutarti. E il vicario era don Michele Seccia. Apprezzai molto questo gesto di attenzione e fraternità che ritrovai pochi anni dopo nello stile del vescovo Michele a San Severo, diocesi confinante con il Molise e dunque con la diocesi di Termoli-Larino di cui ero vescovo.
Nominato arcivescovo di Foggia-Bovino nel 1999, ci troviamo a vivere e operare nella stessa metropolia e nella Conferenza episcopale pugliese dove mons. Seccia ricopriva con puntualità meticolosa e attenta l’ufficio di segretario. Diverse volte abbiamo anche condiviso, in una sincera e bella fraternità, alcuni viaggi che ci portavano alle annuali assemblee della Cei, in particolare ad Assisi nelle assemblee straordinarie dei vescovi italiani.
Ricordo molto bene che non era lontano dai miei pensieri la sua nomina come arcivescovo a Lecce, al termine della mia stagione episcopale, e dunque come mio successore.
So bene, ascolto e leggo l’amore, la dedizione e l’intelligenza pastorale, con cui mons. Seccia vive ormai da cinque anni il suo servizio generoso e appassionato alla Chiesa di Lecce.
Nella mia quotidiana preghiera non manca mai il ricordo al Signore per il vescovo Michele perché con la forza del vangelo guidi il popolo a lui affidato lungo la via santa, talvolta accidentata e faticosa, sulla quale camminano, i redenti dal Signore.
*arcivescovo emerito di Lecce