Nei primi tre mesi dell’anno le denunce di infortuni mortali sul lavoro sono state 189. Le denunce di infortuni in generale sono state 194.106, con una crescita del 50,9% rispetto all’analogo periodo del 2021.
In aumento anche le denunce di patologie di origine professionale. I dati diffusi dall’Inail in occasione della Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro celebrata ieri confermano drammaticamente lo stillicidio di notizie di cronaca che con cadenza quotidiana riferiscono di un fenomeno a cui non è lecito abituarsi. Certo, dal punto di vista puramente statistico è spiegabile che con l’intensa ripresa delle attività dopo i blocchi a causa del Covid crescano anche i numeri degli incidenti sul lavoro, ma si tratta di una correlazione inaccettabile. Perché dietro quei numeri ci sono persone e famiglie e non può passare neanche lontanamente l’idea che gli incidenti siano un prezzo necessario da pagare per la ripresa economica. A livello politico e quindi normativo qualcosa si è messo in moto.
Nel decreto contenente misure urgenti per l’attuazione del Pnrr, varato lo scorso 13 aprile, sono state inserite misure specifiche per contrastare gli infortuni e promuovere la sicurezza sui luoghi di lavoro nella fase di attuazione del Piano. Già nel mese di ottobre un altro decreto-legge, oltre a inasprire notevolmente le sanzioni, aveva disegnato un programma di interventi basato sull’estensione delle competenze dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), nella convinzione che un più efficace coordinamento sia il presupposto per rendere più incisivi la prevenzione e il contrasto degli incidenti.
Con questo provvedimento è stata rafforzata la banca dati dell’Inail - il Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro - e gli organi di vigilanza sono tenuti ad alimentare un’apposita sezione della banca dati dedicata alle sanzioni applicate nel corso della loro attività, mentre l’Inail deve rendere disponibili alle Asl e all’Ispettorato nazionale del lavoro i dati relativi alle aziende assicurate e agli infortuni denunciati. Sono stati inoltre decisi incrementi di organico sia per l’Inl che per il personale dell’Arma dei carabinieri dedicato al settore, nonché un rilevante investimento sul piano tecnologico.
A livello parlamentare la Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro sta cercando di stringere sull’elaborazione di un testo unificato che metta insieme tutte le proposte presentate alle Camere e che, a fine maggio, accompagni la relazione conclusiva della Commissione.
Tra le iniziative previste anche l’istituzione di una Procura nazionale del lavoro, sulla falsariga di quella operante nella lotta alle mafie. Ma bisogna fare presto e soprattutto rendere quanto prima effettiva l’applicazione delle norme che via via vengono approvate. Il problema della sicurezza, comunque, chiama in causa anche la necessità di ridare al lavoro - sarebbe meglio dire: alla persona che lavora - la centralità che merita all’interno dei processi economici e produttivi. Le situazioni di sfruttamento, di lavoro “povero” e sottopagato, di precariato strutturale, hanno un legame molto stretto con la piaga degli incidenti. Tra le tante, ci sono almeno due questioni su cui la politica deve compiere scelte precise. L’adozione di un salario minimo, per esempio, in una forma che offra garanzie per tutti e però non mortifichi la contrattazione tra le parti sociali che nel nostro Paese ha una tradizione utile e significativa. Ancora, una modulazione del trattamento fiscale - da sempre cartina di tornasole delle priorità di un Paese - orientata a privilegiare la riduzione delle tasse sul lavoro rispetto ad altri interventi che invece sembrano polarizzare l’attenzione del dibattito politico.