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Almeno sulla carta, le priorità, insieme alle intenzioni, evolvono. Il nuovo Strategic Concept, il documento presentato al vertice della Nato di Madrid, segnala in cima ai paragrafi anche tematiche quali la sicurezza umana e le violenze sessuali.

 

 

 

Introduce l’impegno di contrasto al cambiamento climatico globale e la posizione nei confronti della guerra ibrida. Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation, analizza il documento e sottolinea come una novità, poco evidenziata dai media, sia che la visione dell’Alleanza è globale “poiché tutte le minacce contano”.

Direttore, la Nato a Madrid ha lanciato un nuovo Strategic Concept. Che tipo di strumento è?

Il nuovo Strategic Concept è un documento compatto di 49 paragrafi. Afferma qual è la grande strategia politica dell’Alleanza da tradurre poi a livello militare. É innovativo rispetto a quello di 12 anni fa. L’attenzione, come è comprensibile, si è concentrata su Russia e Cina, anche se questa ultima non è menzionata come minaccia mentre, nella dichiarazione finale, viene richiamata quale ‘sfida sistemica’.

 

 

Quali sono i punti salienti?

La Nato ha messo in primo piano nel documento il cambiamento climatico e la tematica della sicurezza umana, insieme a donne, pace e sicurezza. Ciò viene citato subito dopo i tre compiti fondamentali, vale a dire, dissuasione e difesa, prevenzione, gestione di crisi e sicurezza cooperativa. L’ordine dato ai temi è importante. È, infatti, un fatto nuovo che sia la sicurezza umana al paragrafo numero 5, sia le violenze sessuali nei conflitti al 12° paragrafo, siano ai primi posti. Si parla poi di tecnologie emergenti, dell’erosione dell’architettura del controllo degli armamenti (paragrafo 18) e del cambiamento climatico. Nella narrativa mediatica è emerso in maniera meno evidente, ma nel documento viene ricordato che la visione è globale poiché tutte le minacce contano. A proposito di dissuasione e di operazioni ibride, si sottolinea che potrebbero arrivare a un livello corrispondente ad un attacco armato. Ciò significa che, se avviene un attacco ibrido, i membri dell’Alleanza possono invocare l’articolo 5 del Patto che, come noto, corrisponde a una risposta da parte di tutti gli alleati.

 

 

Riguardo al nucleare cosa viene fissato?

La capacità nucleare è considerata poco probabile come impiego. Ci sono stati già dei precedenti vertici in cui si diceva questo, così come si diceva della guerra ibrida e degli attacchi cyber. Si fa di tutto per prevenire le azioni coercitive, scoraggiare le aggressioni e mantenere la pace. Le armi nucleari sono essenzialmente dissuasive. In relazione al ‘Trattato di non proliferazione’, si dice che gli alleati lavoreranno perché esso sia pienamente attuato anche rispetto all’obbiettivo di liberare il mondo dalla presenza di armi nucleari. Nella gestione delle crisi, il testo include la sicurezza umana e la limitazione dei danni nel corso delle operazioni: comunque vedremo come verrà applicato il concetto alla prossima gestione di crisi. Per la sicurezza cooperativa, si parla dell’allargamento e del concetto di ‘porta aperta’, ma sui partenariati già esistenti nel Mediterraneo e nel Golfo si rimane sul vago.

 

 

Il vertice di Madrid ha rinsaldato l’alleanza fra Stati Uniti e Unione europea?

L’Unione europea è un partner inevitabile ma come tale viene citata al paragrafo numero 43 su 49. Le posizioni dei paragrafi non sono casuali. In fondo a questo paragrafo si può legge: “sarà primordiale che gli alleati non membri dell’Unione europea siano pienamente associati alle iniziative dell’Unione in materia di difesa”. È una frase anodina, ma che da decenni è di difficile gestione, specie quando si prendono decisioni che riguardano interessi industriali o economici.

La Cina considera ‘futile’ l’avvertimento della Nato nei suoi confronti dopo essere stata definita per la prima volta ‘una sfida’.

La Cina, che è una grande potenza, ritiene questa qualifica inutile e controproducente. Lo ha detto in modo chiaro e duro, come spesso fa, perché ritiene che questa qualifica sia figlia di una mentalità da guerra fredda e da giochi a somma zero. In politica però poi c’è molta differenza tra le dichiarazioni e la sostanza delle azioni compiute. Le dichiarazioni politiche della Cina, spesso in congiunzione con la Russia, ad inizio di febbraio propongono un mondo multipolare dove la globalizzazione economica va avanti. A queste, la Nato risponde dicendo che la Russia ha violato in modo evidente l’ordine internazionale come paese aggressore e che la Cina è una sfida sistemica. Tuttavia, dietro le quinte, c’è stata una mediazione pesante per evitare che la Cina fosse qualificata come un nemico. Alcuni settori del governo degli Stati Uniti infatti la pensano così, mentre altri vorrebbero tirare fuori la Nato da tutto questo in quanto inutile nel Pacifico.

 

 

La Russia ha annunciato il ritiro dall’Isola dei Serpenti, ufficialmente “per non ostacolare gli sforzi dell’Onu per liberare le esportazioni alimentari ucraine”.

É un evento minore e conferma che l’interesse russo per Odessa sia minimo. Il ritiro dall’isola fa vedere che i russi stanno pensando ad altro. L’avamposto era inutile e non sposta la seria situazione della guerra in Donbass, dove i russi per ora purtroppo stanno avanzando e penetrando le difese ucraine. Nel grande quadro della guerra, gli ucraini hanno perso altro territorio e non credo sia una situazione che si possa protrarre all’infinito.

Secondo fonti della Casa Bianca, gli alleati della Nato ritengono che il conflitto in Ucraina si protrarrà per i prossimi mesi e potrebbe durare fino al 2023.

Questa è una speranza di specifiche fonti della Casa Bianca, tuttavia non sono citate le basi su cui poggia questa valutazione, il che lascia perplessi.

 

 

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