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Giovedì 13 ottobre si riuniranno per la prima volta le Camere elette lo scorso 25 settembre, entro venti giorni dal voto come prescrive la Costituzione.

 

 

 

 

La XIX legislatura repubblicana sarà la prima a recepire gli effetti della legge costituzionale 1/2020: i deputati saranno 400 (e non 630) e i senatori elettivi 200 (rispetto ai 315 precedenti), a cui sono da aggiungere i senatori a vita che attualmente sono 6: 5 di nomina presidenziale e 1 di diritto (in quanto ex-Capo dello Stato). Palazzo Madama ha già provveduto prima della pausa estiva ad aggiornare il proprio regolamento in relazione al numero ridotto di senatori (per esempio portando da 14 a 10 le commissioni permanenti), Montecitorio ancora no. La Camera dovrà quindi revisionare il regolamento a nuova legislatura iniziata e dovrà farlo molto rapidamente per evitare problemi nella gestione dei lavori.

I due rami del Parlamento dovranno eleggere subito i rispettivi presidenti e così pure i gruppi parlamentari che si saranno costituiti a strettissimo giro in base alle dichiarazioni di deputati e senatori neo-eletti.
Questi adempimenti consentiranno di avviare le procedure per la formazione del nuovo governo. La Costituzione è estremamente concisa in proposito: nell’articolo 92 si legge che “il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”. Secondo una prassi ormai consolidata, il Capo dello Stato consulta una serie di soggetti (certamente i suoi predecessori, i presidenti dei due rami del Parlamento, i presidenti e le delegazioni dei gruppi parlamentari) per individuare la personalità capace di assicurare in Parlamento una maggioranza di governo (“Il governo deve avere la fiducia delle due Camere”, art. 94 della Carta).

Dato il responso univoco delle urne e soprattutto la sua proiezione nelle aule parlamentari, i diversi passaggi (dall’incarico alla lista dei ministri) dovrebbero essere relativamente spediti, tanto più che la situazione interna e internazionale richiede un governo nella pienezza delle sue funzioni. Ma bisogna comunque partire con il piede giusto.

Il nuovo esecutivo entrerà in carica con il giuramento ed entro dieci giorni dovrà presentarsi alle Camere per avere da entrambe il voto di fiducia. Oltre ai provvedimenti d’urgenza (tra l’altro c’è da convertire in legge il decreto aiuti-ter ereditato dalla XVIII legislatura) Governo e Parlamento si troveranno immediatamente davanti il capitolo gravoso della manovra economica. Il documento programmatico di bilancio (uno schema di sintesi da presentare alla Commissione Ue) e il disegno di legge di bilancio vero e proprio (da presentare alle Camere) hanno scadenze ravvicinatissime: rispettivamente il 15 e il 20 ottobre. Non sono termini tassativi e in ogni caso si terrà realisticamente conto, come avviene per tutti i Paesi, dell’inevitabile fase di transizione conseguente alla tornata elettorale. Entro il 31 dicembre, però, la legge di bilancio dovrà essere approvata e questa è una data assolutamente da rispettare.

 

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