“La campagna elettorale che ha portato alle elezioni del 25 settembre ha conosciuto toni aspri e una polarizzazione inedita anche per gli standard della politica italiana”.
“Ora i toni vanno smorzati, il linguaggio va reso più misurato e rispettoso, concentrandosi sulle priorità per il bene del Paese e sulle necessità delle categorie più disagiate della popolazione”. Così Alessandro Gisotti, in un editoriale su L’Osservatore Romano, affronta il tema del nuovo governo, guidato per la prima volta nella storia repubblicana da una donna, Giorgia Meloni: “Una novità, questa, particolarmente significativa e non solo a livello simbolico”. Nell’Evangelii Gaudium, si ricorda nell’editoriale, Papa Francesco “chiede ai politici - e questo vale sia per quanti hanno responsabilità di governo sia per i rappresentanti dell’opposizione - di non lasciarsi intrappolare nel conflitto, pena la frammentazione della realtà e la perdita di visione che dovrebbe invece sempre caratterizzare la politica vissuta come ‘forma più alta della carità’, per citare Paolo VI.
“È questo uno sforzo - spiega Gisotti - che è richiesto innanzitutto all’esecutivo, ma da cui non è esente l’opposizione nella consapevolezza, come ha avvertito il capo dello Stato, delle ‘condizioni interne e internazionali’ che esigono massimo senso di responsabilità e sobrietà”. Secondo l’autore dell’articolo, “un esempio positivo in questo senso è venuto ieri dal passaggio di consegne tra Mario Draghi e Giorgia Meloni. Due personalità quanto mai differenti tra loro, ma che hanno offerto un’immagine di unità nazionale e di buona salute delle istituzioni democratiche”.
La direzione di marcia da seguire in ambito politico, la tesi di fondo di Gisotti, sta nel binomio augurale per l’Italia formulato da Papa Francesco durante l’Angelus di domenica scorsa: “pace e unità”. Due parole che implicano l’impegno, oltre che a lavorare per la pace in un contesto di quella che ormai il Santo Padre non definisce più una “guerra mondiale a pezzi”, ma “intera” - ad otto mesi dal conflitto in Ucraina - a “lavorare per la pace sociale, che non significa la ricerca di un’utopica assenza di tensioni e contrapposizioni”.
Per il Papa, “quanti assumono ruoli di governo sono chiamati a investire nel dialogo con tutti (specie con chi è più lontano su valori e programmi) e a impegnarsi nella composizione degli interessi di parte per il conseguimento di un bene maggiore”. “Quel ‘bene comune’ che il card. Matteo Zuppi, presidente dei vescovi italiani - commenta Gisotti - ha voluto indicare come stella polare del nuovo esecutivo sottolineando le tante urgenti sfide che lo attendono nei prossimi mesi e per le quali, ha assicurato, la Chiesa ‘non farà mancare un’interlocuzione costruttiva”.