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Lo racconta la storia. Oltre 35mila furono le donne combattenti della Resistenza, che impugnarono le armi per liberare l’Italia dal regime nazifascista.

 

 

 

Presero parte alle tante brigate partigiane nate durante la Resistenza, combatterono insieme agli uomini e in alcuni casi vennero pure scelte come capi squadra delle stesse brigate.

Oggi ci sono altre donne, altre storie, nella martoriata Ucraina. Fanno sapere attraverso i social: “la nostra vita in questo periodo, è come un processo di lotta per la vita stessa. Veniamo infatti derubati di un bisogno umano fondamentale: la sicurezza. Ogni giorno andiamo a dormire senza sapere se domani noi e i nostri cari avremo una casa, del cibo, un tetto sopra la testa e, soprattutto, una vita. E poi riprendiamo a fare le solite cose al suono delle sirene antiaeree, dei razzi che volano sopra le nostre teste e delle bombe che esplodono. Anche una delle canzoni più popolari nelle classifiche musicali ucraine di YouTube si chiama ‘У мене немає дому’, che significa ‘Non ho casa’”.

Sono donne che decidono anche di rimanere nei territori occupati per prendersi cura dei genitori anziani o di altri.

Sono tante le donne che “resistono”. La portavoce afferma: “ci uniamo alla Resistenza femminista contro la guerra! Riprendiamo il filo della storia femminista che ha partecipato alle lotte contro le guerre reazionarie, dal movimento guidato da Rosa Luxemburg nel 1914 al campo antinucleare di Greenham Common degli anni ’80, al movimento delle Donne in Nero contro la guerra, solo per citare alcuni episodi di questa lotta.”

Il movimento è condiviso da tantissime donne russe, unite al fianco delle donne ucraine: sorelle e non nemiche. Donano il loro sangue ai soldati feriti, ma anche ai civili colpiti dagli attacchi russi. Cuciono divise mimetiche e cucinano pasti caldi per l’esercito di Kiev, per i volontari che hanno deciso di imbracciare un fucile per difendere l’Ucraina.

Perché chi fa la guerra dimentica l’umanità. E le donne ancora una volta non si tirano indietro.

 

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