0
0
0
s2sdefault

Fra i giovanissimi di tutta Italia sta prendendo piede una variante della “planking challenge”: i partecipanti devono attraversare di corsa una strada particolarmente trafficata senza guardare né a destra né a sinistra, mentre i complici riprendono la scena con il telefonino.

 

 

 

Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad una crescita esponenziale delle challenges, la maggior parte delle quali estremamente pericolose per la salute e l’incolumità dei giovani che vi si cimentano.

“Se non lo fai anche tu, non sei dei nostri!”. Ed è questo stesso principio, unito alla viralità che la planking challenge ha acquisito negli ultimi mesi che, con molta probabilità, ha spinto i giovani a sdraiarsi sulla strada, e a farsi riprendere con il cellulare.

A Castel Sant’Elia, comune della provincia di Viterbo, gli investigatori stanno indagando su un gruppo di ragazzi minorenni che hanno cominciato questa nuova sfida, emulando numerosi coetanei che hanno diffuso il “challenge” tramite social. I ragazzi hanno scelto per effettuare la prova una via estremamente pericolosa in quanto le auto viaggiano ad alta velocità, e dove nel 2018 ha già perso la vita un pedone.

Dopo aver analizzato i filmati delle telecamere di sorveglianza comunale, i carabinieri sono riusciti a risalire ai minori verso cui è scattata una sanzione amministrativa, e successivamente hanno avvertito i loro genitori.

Ma non sono i soli, infatti in queste ore, sta circolando la notizia che un gruppo di giovani residenti nel Torinese sono stati sorpresi, da alcuni passanti, a svolgere la medesima sfida.

Le sfide, sempre più pericolose e assurde, ci interrogano.

E si è espresso anche il commissario straordinario di Nettuno, Bruno Strati che in una lettera aperta afferma:

“La notizia apparsa sui quotidiani nazionali dell’ultima “sfida” dei ragazzi di Nettuno a chi, disteso sulle strisce pedonali, si alza per ultimo, pochi istanti prima all’arrivo delle auto, ci lascia completamente sbigottiti. Lo dico come commissario straordinario di questo comune ma prima ancora come padre. Il fatto, nella sua assurdità, non può lasciarci indifferenti, ma deve farci riflettere e porre alcuni interrogativi. La prima domanda, quella più ovvia, è perché lo fanno. Noia, esibizionismo social. Come è possibile che adolescenti si mettano in una situazione di pericolo così grave, come se fossero in un videogioco, solo per farsi ammirare dai loro coetanei. Come è possibile - aggiunge Strati - che, in piena notte, con i genitori che, ignari, dormono a casa, questi ragazzi rischino la propria vita e quella degli altri solo per conquistare più like.

Sicuramente ci troviamo davanti ad una generazione diversa, “più veloce” ma anche una generazione fragile che va sostenuta accompagnata, aiutata a comprendere che la vita non è un likes, non è una sfida e non basta il sostegno dalle istituzioni, genitori, scuola, parrocchie. Tutti dobbiamo aiutare i nostri ragazzi a comprendere che del fatto i risultati non si ottengono gratuitamente, aiutarli a riscoprire i veri valori per condurre un’esistenza rispettosa di sé e degli altri.

 

Forum Famiglie Puglia