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“Un giorno a settimana in cui esco, decido di andare a Bari e ci sto andando da solo perché non ho amici con cui uscire. Sentire mia madre che dice ‘posso venire io così non esci da solo’ è un altro tipo di dolore”, ha scritto sul suo account Tik Tok Potes, cantante barese di 18 anni.

 

 

 

Poche parole presto diventate virali, una richiesta velata d’aiuto che in poche ore ha raccolto altre emozioni simili, insieme a inviti a uscire insieme.

Ciò che emerso da migliaia di messaggi è la solitudine degli adolescenti, pur avendo centinaia o addirittura migliaia di followers.

I messaggi devono farci riflettere: “siamo tutti soli”; “vorrei solo avere una cosa che mi spetta di diritto, poter uscire la sera invece di stare davanti al pc” e ancora: “anche io desidero interagire con qualcuno, sentirmi parte di un gruppo, sentirmi considerata, pensata, desiderata, sentire la vicinanza di qualcuno, sentirmi viva ed esistente”.

Una dodicenne afferma: “anche io ho solo amici virtuali ma mi manca tanto guardare qualcuno negli occhi”.

Abbiamo sviluppato un nuovo modo di essere soli, insieme, perché vogliamo stare con gli altri ma anche essere altrove. La tecnologia ci mette ‘in pausa’. Le nostre conversazioni faccia a faccia sono continuamente interrotte da chiamate e messaggi sms. Nel nuovo mondo digitale, ignorare chi ci sta di fronte per rispondere a una chiamata al cellulare o rispondere a un sms è ordinarietà. Ma è davvero ciò che vogliamo?

 

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