Manca nei giovanissimi, quel senso di fratellanza istintiva verso chi vive una disgrazia, che sia una guerra o un terremoto, o come nelle ultime ore, la tragedia di tanti morti in mare. O almeno così dicono le ricerche.
In certi momenti tutto il mondo dovrebbe in qualche modo farsi carico di tali eventi drammatici, quasi come un riflesso condizionato globale e universale. Eppure, il male del secolo sembra essere l’indifferenza. È indifferente chi chiude il cuore e non prende in considerazione gli altri, chi chiude gli occhi per non vedere la realtà, chi si mette al riparo per non essere scalfito dai problemi altrui. La sensazione è che cinismo e crudeltà stiano aumentando a tutti i livelli sociali. La perdita della fede ha fatto smarrire il valore di alcuni comandamenti che erano anche pilastri della vita sociale: “Ama il prossimo tuo, come te stesso”.
I genitori che abbandonano cani e gatti lungo le strade delle vacanze, che esempio danno ai loro figli? O ancora quelli che dinanzi ad un omicidio di un ragazzo con precedenti penali esclama: “Hanno fatto bene! Cosa stanno insegnando?”.
L’empatia, l’educazione a sentire le emozioni e il dolore degli altri, si imparano innanzitutto con l’esempio.
Wiesel, Premio Nobel per la pace 1986 scrisse: Sono molte le atrocità nel mondo e moltissimi i pericoli. Ma di una cosa sono certo: il male peggiore è l’indifferenza. Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza Il contrario della vita non è la morte, ma l’indifferenza. Il contrario dell’intelligenza non è la stupidità, ma l’indifferenza. È contro di essa che dobbiamo combattere con tutte le nostre forze. E per farlo un’arma esiste, l’educazione. Bisogna praticarla, diffonderla, condividerla, esercitarla sempre e dovunque.