Nell’oratorio “Don Nicola Tramacere” a Tuglie si è svolto un convegno dal titolo: “La natalità, una finestra aperta sulla speranza e sul futuro”, organizzato dal consultorio della diocesi di Nardò-Gallipoli e dal Forum provinciale delle associazioni familiari di Lecce.
Dopo i saluti del vescovo Fernando Filograna, una sala gremita di persone ha ascoltato gli interventi di Gigi De Palo, attuale presidente della Fondazione per la natalità e di Adriano Bordignon, che si è avvicendato con De Palo alla guida nazionale del Forum delle associazioni familiari.
La denatalità in atto è la conseguenza di fattori strutturali, quale in primis la carenza di lavoro, l’assenza di politiche per la famiglia, l’assenza quasi totale di misure di conciliazione vita lavoro ma anche di una cultura dominante che tende a far percepire la famiglia come un limite alla propria auto realizzazione.
I due interventi principali hanno evidenziato la bellezza dell’esser famiglia e la necessità di fare rete a tutti i livelli. Bordignon ha evidenziato l’incoerenza di continuare a costruire case che tra pochi anni saranno occupate solo da coppie con un figlio al massimo. Si è evidenziato lo spopolamento di molte parti d’Italia, in particolare dei centri storici, con la scomparsa dei quali scompaiono anche le infrastrutture in essi presenti, il che porterà (sta già portando!) a ridisegnare rapidamente la struttura di borghi e città, con evidente perdita di posti di lavoro.
Si è parlato del destino degli anziani, sempre più anziani, grazie all’allungamento della vita media, ma anche del loro isolamento e dei giovani, soprattutto quelli del Sud, costretti ad emigrare non volontariamente, portando al Nord o all’estero cervelli, bambini e denaro. Dai due relatori è stata evidenziata anche un’altra criticità riguardante l’utilizzo dei fondi PNRR.
In Europa tali fondi si chiamano Next Generation EU: l’accento non è posto sulla ripresa e resilienza ma sul futuro delle nuove generazioni. La soluzione sarebbe solo quella di far ripartire le nascite, dal momento che, come evidenziato da De Palo e da Bordignon l’Istat ha rilevato un desiderio di maternità di almeno 2,4 figli per donna, a fronte della media nazionale attuale di 1,2. Ai due interventi principali hanno fatto seguito alcuni interventi programmati.
Il vicepresidente regionale del Forum, Vincenzo Santandrea ha affermato la necessità che la misura di accompagnamento delle donne gravide in difficoltà venga applicata, in ottemperanza a quanto previsto già da anni dal Piano regionale di politiche familiari. In una regione con uno dei più bassi tassi di natalità in Italia (1,22 figli per donna!) è quanto mai doveroso provare ad attuare gli articoli 2 e 5 della Legge 194/78, che prevedono le azioni preventive dell’Ivg, per lo meno nei casi di donne, spesso adolescenti, che ricorrono a tale decisione per fragilità o solitudine.
Maria Lucia Santoro, pediatra Asl Lecce ha evidenziato i problemi connessi con la riduzione delle nascite. Tutti gli ospedali salentini sono ormai al di sotto delle 500 nascite annue e dunque a rischio di chiusura. Quale sarà la conseguenza? Dover partorire in centri più lontani dal proprio domicilio. “Noi pediatri non ci accorgiamo di tale riduzione, in quanto stiamo diminuendo anche noi” ha affermato la dottoressa. Quando si giungerà ad accorpare gli ambulatori, si perderà la possibilità della pediatria di famiglia, caratterizzata da una relazione forte e duratura, per lasciare il posto ad un servizio più impersonale.
Oronzo Pasanisi, responsabile provinciale del patronato Inas Cisl Lecce ha evidenziato che, se alcuni decenni fa, qui in Salento tre lavoratori attivi contribuivano per accantonare la pensione per un lavoratore, già oggi si è scesi al di sotto del rapporto di 1 a 1 e nel 2050 solo ½ lavoratore contribuirà per la pensione di un altro lavoratore. Come potrà reggere un simile sistema pensionistico? Quale sarà il futuro previdenziale di figli e nipoti?
Stefano Marra, docente presso il liceo “Capece” di Maglie e membro di Azione cattolica della diocesi di Otranto, ha rappresentato l’enorme ricaduta della denatalità sul mondo della scuola, una ricaduta già abbondantemente in atto, a giudicare dai numeri rilevati in uno studio portato avanti dai diversi sindacati operanti nella sua scuola.
Tale andamento è stato confermato dalla dirigente Stefania Manzo, applicati alla scuola che dirige a Racale. Adattarsi a tale cambiamento comporterà sicuramente una riduzione del numero di alunni nelle classi ma comporterà delle scelte politiche importanti per non destabilizzare i lavoratori del comparto scuola.