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Tra Kiev e Mosca c’è Alessano: ecco il potere dei segni. Dopo l’Ucraina e prima di volare in Russia, la missione di pace del cardinale e arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, ha fatto tappa sulla tomba del profeta di pace don Tonino Bello.

 

 

 

Il presidente della Cei è passato dalla Puglia nel suo percorso “diplomatico” e pastorale nel ruolo di inviato e mediatore di pace incaricato da Papa Francesco, ha celebrato la messa nel cimitero di Alessano, al cospetto della tomba del Venerabile, insieme al vescovo di Ugento, Vito Angiuli. Una sosta per ripassare la “lezione” del vescovo del grembiule. Zuppi ha visitato anche la casa natale di don Tonino e l’omonima fondazione e dopo la messa ha raggiunto Santa Maria di Leuca, il lembo estremo dell’Europa, per pregare per la pace nel santuario di Santa Maria de Finibus Terrae.

 

Cardinale Zuppi, qual è il senso profondo della visita alla tomba di don Tonino dopo il viaggio a Kiev e prima del volo in Russia?

Sono qui per chiedere l’aiuto e l’intercessione di don Tonino per il dono della pace in Ucraina, sono qui per confrontarci e per confrontarmi con la sua testimonianza. Don Tonino ci ha aperto gli occhi, la sua passione per la pace lo ha consumato fino alla fine. Resta indelebile nel ricordo della storia la sua firma sulla bandiera della pace a Sarajevo. Tuttavia, don Tonino non sempre è stato accolto e ascoltato con attenzione. E per questo dobbiamo chiedergli il dono della pace ma anche perdono per tutte le volte che lo abbiamo lasciato solo, per tutte le volte che non lo abbiamo capito e non siamo stati in grado di seguire i suoi insegnamenti. In un periodo di pandemie e di oscurità cerchiamo la luce nei suoi esempi.

 

Tra Kiev e Mosca la tappa ad Alessano. Il potere dei segni di don Tonino.

Lui è guida ed ispirazione nella ricerca della pace in questo cammino e in questa missione che Papa Francesco ha avuto la bontà, e un po’ anche l’ardire, di affidarmi. Ma non sono solo, sento forte la presenza del “noi” di don Tonino e di tutte le comunità che non vogliono arrendersi alla guerra. Ringrazio il Signore e la Provvidenza che mi ha fatto arrivare fin qui, la Provvidenza non si stanca, c’è sempre. Ci tende la mano, a volte siamo noi che non riusciamo a riconoscerla. Quella mano noi dobbiamo stringerla forte.

 

Quarant’anni fa don Tonino parlava di nonviolenza attiva, dei sacrilegi della corsa alle armi. Oggi il mondo è attraversato sempre di più dall’odio e dai conflitti. Cosa non abbiamo capito dell’insegnamento del profeta di pace?

Non abbiamo capito che non è mai inutile fare qualcosa per gli altri, che non è mai inutile provare a organizzare la pace. Dobbiamo crederci, consapevoli di dover ricostruire la pace partendo dalle relazioni e dalla condivisione. Don Tonino sapeva trovare la via del bene anche tra mille difficoltà e negli incontri e nelle prove di ogni giorno. Non si è mai arreso: ha vissuto la ricerca della pace nell’accoglienza degli ultimi, dei più deboli, nell’amore e nel rispetto per i nemici, senza mai accettare e piegarsi alla logica della violenza, dell’odio e della guerra. Dobbiamo impegnarci, e dobbiamo crederci davvero, per rendere più umani noi stessi e il mondo. È da qui che dobbiamo ripartire. Dalla nostra umanità. Sulla tomba di don Tonino celebriamo la vita, siamo qui per ricordarci di trovare la vita nelle fragilità e nelle debolezze. La vita non è perfezione, la perfezione per certi versi è disumana. A volte per vivere la perfezione siamo più attenti a non sbagliare che ad amare. Ma la vera perfezione è quella dell’amore.

 

La Puglia, terra di accoglienza che ha il mare come frontiera, ospiterà il G7 nel 2024. Cosa sta mancando ai “grandi” della Terra per organizzare e tutelare il bene e il valore universale della pace?

Sta mancando il coraggio della pace, il coraggio di liberarsi di quei lacci che impediscono di tradurre e concretizzare il desiderio di pace e di convivenza pacifica, di rispetto e di incontro. Solo insieme, senza divisioni, diffidenze e scontri, possiamo trovare la via della pace.

 

 

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