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In questi giorni, il vescovo di Nardò-Gallipoli, mons. Fernando Filograna insieme ad alcuni presbiteri della diocesi è in pellegrinaggio in Armenia sulle orme di San Gregorio Illuminatore, patrono della città di Nardò e della Chiesa locale.

 

 

Diverse le tappe in questo viaggio dal forte taglio ecumenico: il vescovo e i presbiteri oltre a visitare i luoghi significativi della vita del santo, hanno incontrato l’incaricato del Patriarcato per le relazioni con le Chiese e il nunzio apostolico.

Nardò è l’unica città italiana che ha come unico patrono San Gregorio Armeno: nato nel 257 circa, giovanissimo si rifugiò in Cappadocia per sfuggire a una persecuzione e in quella terra venne educato al cristianesimo. Rientrato in patria e divenuto monaco, visse la persecuzione di Tiridate nei confronti dei cristiani in Armenia, che nel frattempo Gregorio aveva conquistato con l’efficace campagna di predicazione.

Fu imprigionato nella fortezza di Artashat, dove restò tredici anni. Una lunga malattia del re si risolse con l’intervento di Gregorio, che da quel momento ottenne la conversione di Tiridate e il riconoscimento della religione cristiana in Armenia. Per questo motivo San Gregorio è anche conosciuto come il primo santo capace di convertire al cristianesimo, nel 301, un’intera nazione. Nel 302 Gregorio ricevette la consacrazione a Patriarca d’Armenia, divenendo riferimento principale per la comunità cristiana. Dopo un’intensa campagna di evangelizzazione decise di ritirarsi a vita anacoretica. Morì in un eremo sul monte Sepouh nell’anno 328. I resti vennero portati nel villaggio armeno di Tharotan e alcune sue reliquie sono sparse in vari luoghi del mondo. A Nardò si trovava una parte dell’avambraccio con la mano benedicente (secondo la tradizione trasportata da monaci armeni in fuga da una persecuzione iconoclasta), contenuta in un reliquario in argento trafugato nel 1975. L’attuale reliquario è una copia realizzata interamente a spese dei fedeli subito dopo il furto.

La tradizione vuole che la statua del santo, posta sul Sedile, si sia miracolosamente spostata, quasi a rivolgersi verso l’epicentro del sisma che alle ore 16:30 del 20 febbraio 1743 aveva colpito Nardò, con ingenti danni a persone e cose. Per i fedeli il numero dei morti e la devastazione sarebbero stati più ingenti senza l’intercessione del santo.

Risulta da vari documenti che già prima di questo episodio la comunità neretina era intimamente legata alla figura del vescovo venuto dall’Oriente e lo aveva “eletto” a patrono. La dimostrazione di come il culto per San Gregorio superò negli anni i confini dell’Armenia e si diffuse tra i fedeli di tutto il mondo, da Oriente a Occidente. L‘universalità del suo messaggio cristiano, il suo impegno per favorire il dialogo e l’unione di tutte le Chiese cristiane e il rispetto dell’identità etnico-religiosa sono oggi attuali più che mai, valori fondamentali per una società libera e plurale.

Il pellegrinaggio del vescovo Filograna e di un gruppo di preti si pone proprio in questo tracciato ecumenico di cui San Gregorio Armeno è stato un autentico precursore e testimone.

 

 

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