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Sulla carta non ci doveva essere partita. La Roma presentava la squadra titolare, mentre il Lecce scendeva in campo con tanti rincalzi giovani e di valore. Il campo però, almeno per metà tempo, ha detto il contrario.

 

 

 

C'è stata partita almeno fino a che non è salito in cattedra l'arbitro Volpi lasciando in 10 i salentini e impedendo, di fatto, ai giallorossi di giocarsela alla pari fino in fondo. Poi ci ha pensato il portierone Gabriel con prodigiosi interventi a evitare un largo e immeritato passivo.

La prima frazione dei Salentini è stata sorprendente e gagliarda. I giocatori di Baroni, per nulla intimoriti, hanno iniziato la gara con il piglio giusto, mettendo alle corde la titolata squadra capitolina e meritando giustamente il vantaggio con uno splendido colpo di testa di Arturo Calabresi che, su uno schema perfettamente riuscito da calcio d'angolo, insaccava inesorabilmente l'incolpevole Rui Patricio.

Gli istanti successivi erano da thrilling per una inopinata chiamata dell'assistente dell'arbitro che sventolava la bandierina per una presunta posizione irregolare di Gargiulo, che però il Var smentiva clamorosamente. Il gol era non solo regolare, ma ampiamente meritato. Il Lecce dettava legge, si difendeva con ordine, era molto corto e non concedeva nulla ai capitolini. I Salentini erano in grado di ripartire con la consueta fluidità di manovra sulle fasce sia a destra dove brillava Listkowski (che tra l'altro sfoderava uno splendido tiro da fuori area e metteva a terra qualsiasi avversario coi suoi rapidi dribbling), sia a sinistra dove Barreca e Di Mariano presidiavano con coraggio la loro zona di competenza. In difesa, l'esperimento di Calabresi come difensore centrale portava i frutti sperati e i laziali ottenevano il pari solo su sviluppo di calcio d'angolo con Kumbulla. Nemmeno il contraccolpo psicologico fermava il Lecce che continuava a giocare e a cercare persino il raddoppio, senza alcun timore. Così terminava il primo tempo, in cui i salentini meritavano ampiamente il pareggio, potendo persino recriminare per non aver chiuso in vantaggio la prima frazione di gioco.

Nella ripresa, il Lecce inseriva Lucioni (fuori Dermaku) e Coda (al posto di Di Mariano), ma non variava il suo canovaccio. Al primo minuto, però, uno svarione di Lucioni stava per far segnare Zaniolo, ma Gabriel era strepitoso nel deviare sul palo, mentre era poi Gendrey a salvare in angolo.

Scampato il pericolo, il Lecce ritornava a fare il suo gioco, ma questa volta subiva il contraccolpo psicologico e ci metteva del tempo per riprendersi. La Roma alzava il ritmo, soprattutto grazie a Zaniolo e Mikitarian. Eppure i Salentini non alzavano le barricate, cercando la manovra anche a costo di subire pericolose ripartenze.

Al 53’ però emergeva la qualità straordinaria di Abraham che, su tacco di Zaniolo, infilava nell'angolo basso alla destra di Gabriel. Il Lecce non reagiva alle folate offensive della Roma trasformata dai cambi.

Al 61’ finiva la gara, perché il Lecce veniva lasciato in dieci a causa di un doppio giallo racimolato in un solo minuto da Gargiulo. Complice certamente l'ingenuità del secondo intervento irregolare del leccese, ma anche l'assurdità del primo giallo comminato dall'insufficiente arbitro Volpi, che sventolava cartellini a raffica contro i Salentini.

Anche con l'uomo in meno il Lecce onorava l'impegno e sudava la maglia, consumando tante energie fisiche e mentali. A fine gara c'era lo spazio per il terzo gol della Roma, ma ormai la partita era, come detto, conclusa.

I Salentini uscivano dall'Olimpico con tante certezze in più, ma anche con l'imperativo di recuperare le energie spese e pensare alla gara contro la Cremonese, certamente più importante e alla portata dei leccesi.

 

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