0
0
0
s2sdefault

È un Lecce bello da stropicciarsi gli occhi e far sognare i tifosi. Non sempre si possono segnare tanti gol, ma sono state molte le occasioni create dai salentini.

 

 

Il Lecce visto a Verona ha dimostrato di poter lottare per i piani alti della classifica. I clivensi si sono schierati con il solito 4-4-2, molto solido in difesa (prima dell'inizio del match solo 4 gol subiti).

La formazione giallorossa ha superato quello che il presidente Sticchi Damiani ha definito 'un banco di prova durissimo', riuscendo a gestire i momenti di difficoltà e a sprigionare il proprio gioco, fatto di fulminee verticalizzazioni e giocate in velocità. 

La squadra di Corini ha anche mostrato una buona attitudine al sacrificio e, sebbene non siano mancati alcuni sbandamenti difensivi, non ha rinunciato a pressare gli avversari a tutto campo, concedendo  magari qualche spunto in contropiede e non riuscendo sempre a controllare i lunghi lanci a scavalcare la linea difensiva, ma prestando molta attenzione in area di rigore.

Il Lecce è partito con il piede giusto e non ha palesato timori reverenziali nemmeno dinanzi al titolato avversario, voglioso di far valere il fattore campo. Corini ha schierato la consueta formazione, ormai consolidata nel modulo, che prevede oltre ai 4 difensori, un playmaker basso, due  incursori, un trequartista in grado di ondeggiare tra le linee avversarie e le due punte. In difesa le scelte sono state obbligate in considerazione dell'indisponibilità di Rossettini e Dermaku, mentre a sinistra il ballottaggio è stato vinto da Calderoni. Le prove di Lucioni e Meccariello sono state tutto sommato positive.

A centrocampo, il greco Tachsidis (superiore alla media la sua prova) non è stato coadiuvato sempre al meglio da Paganini e Henderson. Soprattutto opaca è stata la prova dell'ex frusinate, colpevole anche nell'occasione del  pareggio clivense.
Difficile e complicata è stata la partita di Mancosu, osservato speciale della difesa gialloblu. Dopo due gare straordinarie, il trequartista sardo è stato francobollato, ma nonostante ciò, è riuscito a giocare molti palloni filtranti e a creare tante apprensioni con i suoi inserimenti, svariando a tutto campo e dimostrando di essere in stato di grazia. Peccato che abbia terminato con il fiatone. Inoltre, l'aver attirato costantemente su di lui le attenzioni della difesa avversaria ha spalancato le porte a Tachsidis, che è stato il metronomo della squadra, e alle due punte che hanno goduto di maggiore libertà.

Nella medesima partita ci sono stati diversi momenti. All'inizio, il Chievo è partito forte, creando apprensione soprattutto per le incursioni sulle fasce, poi il Lecce ha preso le misure e ha imposto il proprio gioco. I padroni di casa si sono ben coperti nella propria metà campo, ma il movimento di Stepinski e Coda a uscire dall'area di rigore per aiutare la fase di costruzione ha  portato il Lecce alla superiorità numerica a centrocampo. Da questa chiave tattica è nato il primo gol giallorosso di Stepinski.

Subito dopo però un errore nel difendere con il fuorigioco ha portato al pari del Chievo. Il pareggio  è stato una iattura e un fatto isolato in tutto il primo tempo dominato dai salentini che hanno continuato a spingere e creare occasioni da gol. Anche nella prima parte della ripresa il Lecce ha attaccato ma non è riuscito a raddoppiare. Dopo però il Lecce ha sofferto sulla fascia sinistra dove Zuta ha sofferto Comotto.

I cambi di Corini hanno dato linfa al Lecce. Soprattutto molto  azzeccato è stato l'ingresso di Filippo Falco, il quale, lasciate alle spalle le recenti incomprensioni, si è sapientemente calato nel suo ruolo di seconda punta e ha sfoderato un'ottima prestazione condita da assist e gol vittoria spettacolare.

 

Forum Famiglie Puglia