“Ricordo di aver visto la finale dei mondiali ’82 in un bar a Castiglione della Pescaia insieme ad un amico, ho ancora nella mente la grande gioia per quella vittoria”.
Il vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini, ammette di non essere un grande appassionato di calcio, ma quel giorno di 38 anni fa se lo ricorda benissimo e quando questa mattina ha saputo della morte di Paolo Rossi è rimasto molto colpito e dispiaciuto. Mons. Nerbini è diventato vescovo di Prato nel settembre 2019 e non ha avuto modo di conoscere personalmente il calciatore pratese. “Posso dire che mi ha sempre colpito la sua cordialità e la sua faccia sempre sorridente - dichiara il presule -, era una persona positiva e ispirava molto simpatia, anche per quella sua parlata toscana che lo faceva essere uno di noi. Lo affido nella preghiera ed esprimo le mie sentite condoglianze alla moglie Federica”.
Paolo Rossi era nativo di Santa Lucia, paese a nord di Prato. Il parroco della sua infanzia è lo stesso di oggi, don Mauro Rabatti, che lo ricorda con grande affetto. “Insieme con il fratello Rossano frequentava la parrocchia, qui ha ricevuto i sacramenti e qui è cresciuto nella squadra del Santa Lucia. Fin da ragazzino dimostrava di essere un calciatore promettente e, quando passò prima all’Ambrosiana del Soccorso e poi alla Cattolica Virtus di Firenze, si capì subito che sarebbe diventato un campione”.