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Ora la crisi è certificata. Zero punti nelle ultime due gare e tre soltanto nelle ultime cinque.

 

 

 

La crisi è innanzitutto  tattica, visto che la squadra non ha ancora una identità precisa. La crisi coinvolge anche le scelte e i cambi sempre tardivi e mai incisivi. La crisi è mentale perché i giallorossi vanno sotto alla prima difficoltà, ma la crisi coinvolge anche la fase offensiva perché il Lecce resta a secco da due gare consecutive. 
Certamente la prestazione di Ferrara è superiore a quella contro il Pisa. Il Lecce è più equilibrato in difesa ed è molto più concentrato, ma ciò non è stato sufficiente a far risultato.
Oggi il Lecce si è presentato, come detto, con una formazione rinnovata, sia nel modulo, 3-5-2, sia negli uomini, soprattutto in difesa e a centrocampo.
Davanti a Gabriel, il tecnico ha puntato sul trio centrale Adjapong-Lucioni-Zuta così da accomodare Meccariello in panchina. Calderoni è stato avanzato a centrocampo, come quinto, mentre dall'altro lato si è sistemato Paganini più a suo agio sulla fascia destra, ma purtroppo non sempre preciso.
A centrocampo, invece, per dare maggiore equilibrio, Corini (sempre Lanna in panchina) ha deciso di affidarsi a Majer, in fase interdittiva, lasciando la fase di costruzione soprattutto a Tachsidis e Mancosu. Senza un trequartista, sono stati Stepinski (non buona la sua gara) e Coda ad alternarsi per cucire il gioco offensivo.
Gli estensi, invece, si sono presentati in campo con Paloschi, come punta di riferimento, e, a supporto, Valoti e Castro.
Dopo le schermaglie iniziali, il Lecce mostrava un buon approccio e appariva più equilibrato in difesa dove Zuta era molto concreto nello spazzare l'area di rigore, mentre Lucioni e Adjapong facevano ripartire i giallorossi. Anche Paganini a destra e Calderoni sinistra davano una mano in difesa e così il Lecce, per tutto il primo tempo, riusciva a non subire troppo, mantenendo inviolata la porta di Gabriel.
La partita si infiammava al 25' sull'asse Mancosu-Majer il cui tiro a botta sicura veniva respinto dalla difesa estense. Con lo scorrere dei minuti entravano più nel gioco Mancosu e Tachsidis e il Lecce diveniva padrone del campo.  Al 35' su calcio d'angolo, la Spal sfiorava il gol con Paloschi, ma, da pochi passi, salvava Gabriel. Subito dopo, il Lecce aveva una grande occasione con Mancosu che sparava alto col sinistro da ottima posizione.
Nel secondo tempo, la musica cambiava e saliva in cattedra la Spal che aveva un'altra opportunità su un corner che portava Paloschi a colpire il palo su disattenzione di Adjapong. Anche sul colpo di testa di Murgia si esaltava Gabriel, mentre il Lecce sbagliava un clamoroso gol con Coda che tirava addosso al portiere al 63'. Si ripeteva la stessa scena al 66' con i medesimi effetti per un Coda sprecone.
Nel frattempo, al 65' era costretto a uscire Mancosu (tartassato dai difensori avversari, ma autore di una prova maiuscola) per Listkowski.
Al 79' giungeva il gol di Strefezza che con un missile sorprendeva Gabriel. Era la doccia fredda, inaspettata e forse troppo punitiva. I giallorossi infatti sono stati anche sfortunati, oltre che imprecisi. Due rigori richiesti e non concessi e un gol in fuorigioco hanno dimostrato per lo meno un miglioramento che rappresenta un barlume di luce in mezzo a fitte tenebre. La quiete del Natale servirà a cercare di uscire dalla crisi: gli unici antidoti sono la compattezza, l'umiltà e il lavoro.

 

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