Concreto, ordinato, lucido, ma stanco nel finale e con alternative contate. Il Lecce ha buttato il cuore oltre l'ostacolo e il pareggio a reti inviolate è giusto.
I salentini sono scesi in campo con il solito modulo 4-3-1-2 e, a causa della squalifica di Lucioni, Dermaku ha preso le chiavi del reparto difensivo, dove, ancora una volta, Zuta ha vinto il ballottaggio con Calderoni.
Dall'altra parte, la corazzata monzese non ha schierato dal primo minuto Mario Balotelli, sostituendolo, all'ultimo momento con Gytkjaer, affiancato da Boateng e D'Errico, nel 4-3-3, caro a mister Brocchi.
L'incontro di alta classifica era importante soprattutto per i salentini che avevano il compito di non far scappare in vetta la compagine lombarda.
Il Lecce ha preferito partire con il sistema di gioco collaudato che, finora, ha garantito grandi prestazioni offensive, ma anche poco equilibrio e compattezza nella fase difensiva. È stata una scelta rischiosa di mister Corini che voleva contare sulla voglia di riscatto di Paganini e sul carattere dei giallorossi che, nelle grandi occasioni, non hanno deluso. Purtroppo l'ex frusinate ha dovuto lasciare subito il campo per un problema muscolare. Eppure stava giocando bene.
Era la partita spartiacque, che doveva dire se il Lecce attuale fosse in grado di puntare al salto diretto di categoria.
Ebbene sono stati diversi gli spunti di riflessione, anche in vista del calciomercato.
Il Lecce, illuminato da mister Corini, ha saputo alternare la pressione alta delle sue punte, con la compattezza necessaria quando il Monza avanzava con pericolosità.
Dermaku, per lo meno fino a quando il fiato gli ha retto, ha dato ordine a tutto il reparto difensivo, risolvendo anche situazioni intricate a dimostrazione che la fase difensiva è anche questione di uomini, oltre che organizzazione di squadra. Un ulteriore intervento sul mercato beneficerà notevolmente il Lecce.
Inoltre, finalmente i giallorossi hanno saputo approcciare la gara con umiltà e aggressività. Era da tempo che i salentini non subivano gol nel primo tempo. Ne sono prova le due ammonizioni nella prima mezz'ora di Tachsidis e Mancosu, segno che è necessaria la cattiveria agonistica perché il centrocampo faccia bene da filtro.
Certamente, le energie spese in difesa a rincorrere gli avversari hanno limitato la fase offensiva e gli inneschi per le punte si sono viste con il contagocce. Eppure, appena Mancosu, Henderson e lo stesso Tachsidis ne hanno avuto l'opportunità hanno verticalizzato per le punte, creando grattacapi alla difesa ospite, soprattutto con cross insidiosi.
Il Lecce ha poi rinunciato al lungo possesso palla e ha privilegiato il gioco negli spazi, in contropiede, essendo meno bello ma incisivo.
Un altro elemento ha riguardato il centrocampo dove il Lecce ha gli uomini contati e alternative limitate. Purtroppo il tecnico non ha potuto incidere coi cambi e il Lecce si è sfiancato. Anche su tale situazione bisognerà intervenire.
Detto ciò, il Lecce non è inferiore a nessuno e la partita di oggi lo ha certificato contro un avversario molto forte e attrezzato.
Il Lecce potrà così lottare per le posizioni alte della classifica, perché finalmente è squadra.
La fuoriuscita di Henderson, sostituito da Listkowski ha cambiato gli equilibri, ma lo scozzese non poteva reggere 90 minuti di così alta corsa.
Il giovane polacco ha dato brio in attacco coi suoi dribbling ed è stato anche più reattivo in copertura.
Ora arriva la pausa del campionato come una benedizione per il Lecce che si rafforzerà per provare la salita in A.