È forse questa la partita della svolta. Il Lecce non poteva esprimere il totale dominio come nelle ultime due gare, non solo perché di fronte aveva la squadra più in forma del campionato, ma soprattutto perché aveva avuto solo tre giorni per recuperare energie.
In terra veneta, i giallorossi hanno dato tutto, mettendo in campo grinta e determinazione, mostrando l'artiglieria pesante targata Coda (in dubbio fino all'ultimo eppure determinante) e Pettinari (autore di una gara di sostanza, sacrificio e tecnica), nonostante le solite sbavature difensive che potevano, anche questa volta, inficiare l'ottima prestazione.
Sono state diverse le chiavi del match.
Innanzitutto il Lecce è andato a Venezia cercando di non lasciarsi sopraffare dalle trame offensive avversarie e non rinunciando mai a ripartire. Soprattutto a sinistra, l'inesauribile Gallo metteva in difficoltà gli avversari con le sue progressioni e ne beneficiavano Bjorkengren e Coda, il quale, allargandosi come al solito sulla fascia, favoriva gli inserimenti dalle retrovie. È vero che i salentini nella prima frazione non avevano costruito alcuna palla gol, dopo il vantaggio di Pettinari, ma avevano il merito di pressare alto gli avversari, concedendo solo un tiro a Di Mariano che, a destra, aveva spesso la meglio su Maggio, il quale, a 39 anni, non poteva ripetere la magnifica prestazione di 3 giorni fa, ma che è stato ben assistito dall'inesauribile Majer.
Altra chiave del match è stato il Lecce spavaldo e grintoso della prima parte della ripresa.
Infatti, i salentini nonostante il pari subito alla fine del primo tempo, cercavano le loro trame di gioco in verticale e il gol di Coda era il frutto di una manovra corale, con passaggi di prima, terminata col cross di Majer per il gol del meritato vantaggio.
Seppur bello, il Lecce ha sprecato almeno due ripartenze veloci che potevano mettere in cassaforte il risultato.
Purtroppo, però, quando non si segna, spesso si viene puniti e il gol del nuovo pari veneto è tutto merito di Maleh che ha realizzato una splendida rete.
È a questo punto che è salito in cattedra il vero Lecce, il quale voleva a tutti i costi i tre punti e, sebbene li abbia ottenuti su rigore, ha avuto almeno due altre occasioni per segnare.
Questa gara ha però denotato anche le solite amnesie difensive. È vero che il Lecce non ha concesso tantissimo, ma è altrettanto vero che ha preso nuovamente gol da calcio d'angolo e, per di più, a tempo scaduto. Venendo ai singoli,
la palma del migliore in campo spetta a Hjulmand, il metronomo del centrocampo giallorosso. Oggi era dappertutto: ha difeso con una puntualità disarmante ed è ripartito sempre con giocate di forza e precisione.
Inoltre, meritano di esser menzionati Coda e Gallo per la loro abnegazione e per lo spirito di sacrificio dimostrato.
Con il vento in poppa, il Lecce mette sott'acqua i lagunari, si candida prepotentemente alla promozione diretta e vola verso Frosinone con la consapevolezza di essere una squadra votata all'attacco, in grado di fare almeno tre gol agli avversari. Attenzione però ai cali di tensione e a cercar di difendersi troppo bassi, perché la gara di oggi ha detto anche che il Lecce non riesce a vincere se non segna a ripetizione. In terra ciociara non ci sarà Hjulmand, ma ci sarà il Lecce che ora non teme rivali e, mentre in città si sparano i fuochi di artificio, i salentini, nel ritiro romano, preparano l'assalto alla promozione diretta.