Il “Via del mare” è stregato e il Lecce non vince più. A ciò si aggiunga la bestia nera del Cittadella e i conti tornano. È un peccato anche perché non mancava il gioco e nemmeno le possibilità di vittoria, ma anche la sorte voltava le spalle ai giallorossi.
Il Lecce affrontava una squadra ostica e in grado di creare sempre problemi agli avversari. Il Cittadella inoltre veniva a Lecce per centrare i playoff nella migliore posizione di graduatoria possibile.
Senza Pettinari, recuperato solo in extremis, mister Corini decideva di affiancare a Coda lo spagnolo Rodriguez, esile e sgusciante.
Il peso della tradizione negativa condizionava anche questa gara. Il Lecce doveva battersi contro la sfortuna di un mezzo autogol e di un eurogol avversario. In avanti, creava tanto ma beccava anche il palo e sprecava diverse occasioni. Non mancava la generosità e nemmeno il gioco, ma vi sono gare che gli episodi riescono a condizionare terribilmente. Possiamo dirlo: il Cittadella è il veleno dei salentini.
Per il resto è vero che l'ultima mezz'ora il Lecce si disuniva, perdeva le giuste distanze, ma non si trattava di un calo fisico, quanto piuttosto di una condizione mentale. La paura di non farcela, la frenesia di doverla vincere a tutti i costi, la mancanza di esperienza dei più giovani rendevano impalpabile il Lecce. L'esperienza immessa da Corini non dava i frutti sperati, perché né Mancosu, né Tachtsidis incidevano. Il risultato finale diceva che il 3 a 1 costituiva la beffa più amara della stagione intera.
Il Lecce iniziava l'incontro in salita anche perché nulla lasciava presagire il vantaggio del Cittadella, frutto di un contropiede innescato da un errore di Pablo Rodriguez che involontariamente innescava la ripartenza avversaria che si concludeva con un tiro dal limite dell'area di D'Urso deviato beffardamente in porta. Il Lecce però aveva il merito di non disunirsi e di sapere scalare le montagne più impervie. Henderson arretrava per costruire il gioco, Hjulmand lavorava diversi palloni in verticale e Majer e Bjorkengren davano ampiezza alla manovra. In avanti le punte Coda e Rodriguez svariavano molto, dando tante soluzioni in attacco. Con calma e pazienza il Lecce raggiungeva il pareggio, dopo solo 10 minuti dal gol ospite, grazie a Coda, su uno splendido massaggio di Majer. Dopo poco, sfiorava il raddoppio con Rodriguez che iniziava e concludeva una veloce ripartenza.
A sinistra, il Cittadella, preoccupato dalle incursioni di Bjorkengren, concedeva ampi spazi a Gallo che poteva spesso raggiungere il fondo e proporre il cross. A destra, il Lecce cercava piuttosto le triangolazioni, favorito dal movimento insistente di Rodriguez. Allo scoccare del termine dei primi 45 minuti la squadra di Corini andava anche in vantaggio, ma veniva segnalato un fuorigioco che troncava in gola grido della panchina giallorossa.
Nella ripresa, dopo nemmeno un minuto, il Lecce subiva l'eurogol di Rosafio, abile a saltare Meccariello e concludere con un tiro a giro sul secondo palo meraviglioso. Ancora una volta il Lecce doveva risalire la china: questa volta a causa della prodezza del singolo. Eppure, il Lecce cercava di reagire, colpiva un palo con Majer (salterà la prossima trasferta lombarda per squalifica), e poi perdeva di fiducia, pur mancando almeno mezz'ora alla fine. Serviva un episodio favorevole per far cambiare il match e Corini ci provava con i cambi, inserendo Mancosu e Pettinari.
Il risultato proveniente da Salerno però costituiva la parziale consolazione per il Lecce che conservava il secondo posto, ma si doveva rammaricare perché una vittoria avrebbe significato serie A. Nulla è perduto ma ora a Monza bisognerà vincere: sarà una finalissima per la promozione diretta in serie A.