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È un Lecce rimescolato da mister Baroni quello che ha affrontato il Como al Via del Mare dinanzi al pubblico di casa, finalmente tornato a gremire gli spalti.

 

 

 

Tra le novità della settimana, il trainer giallorosso ha presentato Vera a sinistra, Helgason a centrocampo, mentre ha impiegato Hjulmand come play, nel ruolo forse a lui più congeniale, anche se sono stati diversi i palloni sbagliati in fase di impostazione. Che questo Lecce sia ancora in fase di rodaggio lo si è visto per larghi tratti della partita, quando in fase di attacco la squadra ha palesato non poche difficoltà. Coda è apparso troppo isolato lì davanti e Strefezza da un lato e Olivieri (nella foto) dall'altro, erano sempre larghi, incapaci di dialogare con la punta di diamante dei salentini.

A dire il vero, soprattutto Olivieri ha cercato maggiormente il dialogo con Coda, mentre Strefezza ha tentato vari dribbling senza però creare la superiorità numerica necessaria per affondare il colpo. Così il lavoro di Helgason e Majer, volto a cucire il gioco, è stato doppio, in quanto i due dovevano anche inserirsi in area avversaria per creare situazioni di pericolo.

La squadra è sembrata sfilacciata e non è un caso che il gol del vantaggio sia stato il frutto dell'astuzia di Coda che sfruttava il pressing alto dei salentini e otteneva un sacrosanto calcio di rigore. Ma proprio quando i giallorossi passavano in vantaggio, arrivava l'immediato pareggio lariano, causato da uno svarione difensivo che coinvolgeva Vera, il quale sbagliava l'uscita, e Gendrey, che non si opponeva allo stacco di Cerri. Purtroppo, il Lecce pagava ancora una volta la fragilità difensiva. Questa lacuna, che la squadra salentina si porta dietro ormai da due anni, andrà assolutamente colmata se si vorrà puntare in alto. La partita però ha messo in risalto anche alcune qualità dei salentini, che vanno sottolineate.

La squadra, nonostante il pareggio subito, non si è disunita, ma nella ripresa ha cercato di gettare il cuore oltre l'ostacolo, sia attraverso il carattere e la determinazione, sia mediante il tentativo di rendere più arioso il gioco, sfruttando le fasce laterali con maggiore incisività. Dopo un'ora di gioco, finalmente mister Baroni cercava di incidere con i cambi, inserendo Di Mariano e Gallo. In questo modo, la manovra del Lecce diveniva più imprevedibile sulla fascia sinistra e il Lecce creava qualche pericolo in più. Nonostante ciò, la più clamorosa occasione capitava ancora al Como che su calcio da fermo sbagliava da pochi passi il gol con Solini. Nonostante un ottimo Tuia, il Lecce nuovamente soffriva sulle palle alte. Gli ultimi cambi di Baroni immettevano nel Lecce maggiore esperienza e ulteriore cattiveria, ma i salentini avanzavano a folate, senza la necessaria lucidità. Così è sfilata via la partita, tra qualche rimpianto e la consapevolezza che il lavoro da fare sia ancora tanto. Un solo punto in due partite è un bottino troppo magro, ma al di là dei risultati, preoccupa il deficit di gioco e anche di qualità del collettivo. E il Como, pur valido, non è certamente tra le formazioni più quotate del campionato.

 

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