È stata una gara intensa e bella, in cui i giallorossi salentini tornano a casa con l'amaro in bocca per non aver conquistato i 3 punti, che sarebbero stati meritati.
Il Lecce doveva dimostrare di voler riscattare il poco esaltante inizio di campionato e certamente il Vigorito rappresentava un importante banco di prova e il Benevento era una diretta concorrente per la promozione alla serie A. Mister Baroni, alla vigilia, aveva detto di non volere alibi e si attendeva una crescita da parte dei suoi ragazzi, schierati con il consueto 4-3-3, in cui le novità principali sono state date dalla presenza a sinistra di Gargiulo, new entry dei salentini, così come dalla posizione di Hjulmand, riportato nel ruolo di play, al posto di Blin, ancora acerbo. Il match ha detto che il Lecce è migliorato in ogni zona del campo, costruendo tante occasioni e tirando ben 18 volte verso la porta. Il Lecce si muoveva ben compatto e i centrocampisti coprivano le linee di passaggio tra la linea difensiva e le tre mezze punte del Benevento. Dai diversi palloni recuperati, fioccavano incredibili occasioni per Coda che per due volte non sfruttava le opportunità. Il Lecce non solo spegneva le fonti di gioco dei campani, ma attaccava a pieno organico, soprattutto a sinistra dove Gallo, Gargiulo e Di Mariano mettevano in difficoltà i sanniti, mentre l'area di rigore era finalmente riempita non solo da Coda, ma anche dagli esterni offensivi, e da uno o persino due centrocampisti. Corretta e ben attuata era anche l'idea dell'immediata verticalizzazione che attuava con ottima scelta di tempo Hjulmand. Più timido era invece il Lecce sull'out di destra dove Gendrey e Strefezza non si intendevano e soprattutto il brasiliano sembrava impacciato e troppo innamorato del pallone. Il Benevento, subiti i primi 15 minuti dei giallorossi, aveva il merito di cambiare le posizioni in campo passando dal 4-2-3-1 al 4-4-2, aumentando la presenza sulla mediana. Iniziava così una partita più equilibrata, e anche il Benevento costruiva qualche occasione da gol, provocata, però, più da errori individuali dei salentini che da propri meriti. In fase difensiva, infatti, era sottotono la prova di Lucioni, che rischiava persino un' autorete, ma che migliorava nel secondo tempo. Anche Gendrey non sempre teneva a bada Foulhon. Il secondo tempo vedeva subito un cambio nel Lecce con il positivo ingresso di Calabresi che sostituiva Gendrey dando copertura, ma anche nuova spinta ai salentini, i quali dominavano per buona parte della ripresa. Solo le imprecisioni di Coda e la sfortuna sul palo di Strefezza impedivano il gol salentino che sarebbe stato ampiamente meritato. Le occasioni per i leccesi sono state tantissime, così come i tiri verso la porta. Finalmente, la squadra ha mostrato tutte le sue potenzialità, così come anche una migliore copertura degli spazi in campo e una pregevole manovra soprattutto sull'out di sinistra. È mancata la fase realizzativa, ma con un tridente del genere è impensabile che il Lecce non faccia gol. Migliorando la fase realizzativa, certamente i salentini potranno dire la loro per la corsa verso la promozione. Siamo ancora all'inizio, ma questa volta il Lecce dimostra di esserci e, con la crescita del gioco di squadra e della conoscenza reciproca dei tanti nuovi innesti, sarà sicuramente protagonista nel campionato.