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Il Lecce fa la storia contro il Cittadella. Infatti vince per la prima volta in terra veneta e supera la prova del nove. Nove erano i punti conquistati dai veneti in casa, frutto di 3 vittorie su 3, ma nove volevano essere anche i punti consecutivi che il Lecce desiderava conquistare. In otto giorni, dunque, la squadra giallorossa sistema la sua classifica e si candida per la promozione. 

 

 

 

La vittoria finale, seppur sofferta, è merito dell'intelligenza tattica di Baroni e di una lettura della gara praticamente perfetta. Infatti, il mister toscano aveva il merito di porre rimedio alle vistose difficoltà nella fase difensiva del primo tempo, sostituendo Bjarnason e mettendo Lucioni sul centrodestra in coppia con Meccariello. Anche i continui cambi di modulo  hanno chiaramente giovato ai salentini che, a un certo punto della gara, avevano in campo Coda, Rodriguez, Strefezza e Di Mariano. Il 4-2-3-1 si candida ad essere il modulo base e più adeguato per i salentini. A inizio gara, Mister Baroni decideva di affiancare Bjarnason a Lucioni tra i centrali difensivi, a destra  confermava Gendrey e a sinistra Gallo, mentre a centrocampo Bjorkengren era preferito a Majer e nel tridente offensivo Olivieri era il prescelto a scapito di Strefezza.

Dopo un inizio thriller, dove il Lecce concedeva due nitide palle gol agli avversari, arrivava il vantaggio salentino al 10 minuto, su un'azione nata da contropiede. Funzionava, infatti, alla perfezione la corsia mancina dove Gallo e Di Mariano dialogavano con i ritmi giusti e, sul cross, la respinta avversaria giungeva sui piedi fatati di Hjulmand che metteva sulla testa di Di Mariano un pallone da spingere al centro per Coda, il quale da due passi insaccava.

Dopo il gol, il Lecce prendeva le misure alle offensive venete e cercava di controllare il match, evitando le ripartenze dal basso e stando attento a superare la prima pressione dell'avversario.

La novità tattica introdotta da Baroni riguardava la posizione di Bjorkengren, il quale retrocedeva alla medesima altezza di Hjulmand, in modo da garantire una duplice possibilità di costruzione del gioco. In avanti, Di Mariano e Olivieri potevano giostrare sulla propria fascia di competenza andando a dialogare con Gargiulo, posto nella posizione di trequartista a sostegno di Coda. Il cambio di modulo tattico (4-2-3-1) implicava un maggiore ripiegamento degli esterni in fase difensiva, nonché una transizione veloce utile a innescare Coda e una maggiore copertura difensiva. In questo modo era piuttosto Gargiulo a fare da sponda per gli esterni e il bomber di Cava dei Tirreni poteva giocare rivolto verso la porta avversaria.

In fase difensiva, i salentini concedevano qualcosa sulle fasce e se i due centrali giallorossi risultavano forti negli anticipi e sui colpi di testa, andavano maledettamente in difficoltà se presi in velocità. 

Una nota a parte meritava la partita di Gabriel, il portiere giallorosso: nei primi minuti era infatti perfetto tra i pali, mentre successivamente commetteva una grossa ingenuità in uscita che poteva costare caro ai salentini. Comunque, la lentezza dei due centrali difensivi spesso scavalcati dal pallone imponeva importanti uscite a Gabriel, tatticamente molto lucido e attento. 

A differenza della partita di Crotone, il Lecce alternava la pressione alta  alla copertura  con densità in area di rigore, ma su ogni lancio a scavalcare i centrali, i salentini andavano in difficoltà e, dopo un gol annullato giustamente dal Var, il Cittadella pareggiava nel finale del primo tempo con merito, proprio con un lancio a saltare i difensori centrali. Inutile nella circostanza anche il recupero di Gallo che veniva dribblato come un birillo per il pareggio dei veneti. 

Eppure a Crotone mister Baroni aveva fatto intendere che era necessario coprire bassi, proprio per evitare di dare corsa e campo agli avversari. L'altra arma utile a evitare le avanzate venete era il fuorigioco ma i salentini lo sbagliavano con frequenza. Infine, non era possibile prendere gol in contropiede al 46 minuto, su una rimessa dal fondo a proprio favore. Subito Baroni correva ai ripari e decideva due cambi a inizio ripresa: Meccariello sostituiva Bjarnason e Strefezza subentrava a Olivieri. Il tecnico toscano così iniziava a indirizzare il match. Infatti, nel secondo tempo,  la partita era diversa, con ritmi più lenti  e i giallorossi non offrivano più il fianco agli avversari. Sistemata la difesa, col passare dei minuti, la squadra giallorossa, oltre a controllare, dava anche l'impressione di poterla vincere. Baroni aveva l'ardire di inserire Rodriguez accanto a Coda, spostando Strefezza a trequartista. La mossa risultava vincente anche perché il giovane spagnolo dava brio e imprevedibilità alla manovra e i salentini, sotto l'incessante tifo dei propri sostenitori, andavano a prendersi i tre punti,  grazie a Di Mariano, autore di una gara straordinaria, che insaccava su un cross di Coda. Così il bomber campano restituiva il favore proprio a Di Mariano. Alla fine, il Lecce non soffriva più e portava a casa una vittoria importante, unita alla speranza che i punti guadagnati in transferta non vengano sprecati fra le mura amiche. Ora però il Lecce ha preso la giusta marcia ed è pronto a lottare per le posizioni che gli competono. Avanti così... Fino alla fine

 

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