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Dove eravamo rimasti? Si diceva che il Lecce subiva meno gol, ma ne faceva pochi. In realtà, per questo Lecce targato Corvino-Baroni non ci sono proprio limiti. E il malcapitato Parma subiva 4 gol in 40 minuti.

 

 

 

Non ci sono parole per definire la prestazione di oggi. Ma i giallorossi questa volta hanno vinto insieme al proprio pubblico, alla propria gente, accorsa in massa a sostenere i giallorossi. Oggi ha vinto il Lecce, ha stravinto Coda, ha strabiliato Strefezza e ha convinto tutta la squadra.  Calorosissima era la curva nord, il cui incessante tifo ha accompagnato i giallorossi, e, in modo particolare, quei giovani stranieri che non hanno mai assaporato il vero tifo salentino.

In questa splendida cornice, il Lecce affrontava il Parma in una partita difficile solo sulla carta, fra due candidate alla promozione.

Il complesso salentino era una macchina perfetta, non subiva nulla in difesa e in avanti era sempre aggressivo e pericoloso. A centrocampo, giganteggiava Hjulmand, che non perdeva un colpo e smistava una quantità infinita di palloni. Non di meno era Majer, pronto a tamponare e rincorrere gli avversari, a sovrapporsi sulla fascia e a dare velocità alla manovra.

Mister Baroni riportava Gargiulo a centrocampo e preferiva Dermaku a Meccariello nella coppia centrale di difesa. A destra Gendrey vinceva il ballottaggio con Calabresi e a sinistra veniva confermato Barreca. Per il resto, era il consueto Lecce, modellato sul 4-3-3, mentre il Parma si schierava con il 3-5-2 voluto da Maresca.

Spinto dal Via del Mare il Lecce era aggressivo come al solito. Strefezza creava i soliti grattacapi agli avversari sul centro destra, mentre Majer e Gargiulo si inserivano con frequenza sui lanci di Hjulmand o sulle penetrazioni sulle fasce. Il Parma era tramortito e al 15’ Gargiulo pennellava un perfetto cross per Coda che insaccava nonostante il disperato tuffo di Buffon.

La reazione del Parma era veemente, grazie ai dribbling rapidi di Tutino e Coulibaly sofferti da Gendrey, e ai tiri da fuori provati da Vazquez. Anche Dermaku sbagliava qualche disimpegno, ma cresceva alla distanza.

La sofferenza durava solo 10 minuti perché poi il Lecce ripartiva in contropiede e riprendeva anche il pallino del gioco costruendo anche su palla inattiva uno schema   riuscito, che prevedeva il passaggio filtrante in area su Strefezza, il quale metteva in mezzo e, a causa di un fallo di mano, la bella azione veniva interrotta, ma il rigore era netto e Coda era implacabile dal dischetto.

Passavano altri 10 minuti e Strefezza fissava il 3-0 con un eurogol, prima del 4-0 di Coda che si involava e con un contropiede personale di 60 metri metteva fine al più bel primo tempo della stagione.

Proprio Coda meritava la nota di merito non solo per i gol, ma anche per la continua lotta che imbastiva contro chiunque gli capitasse a tiro, nonché per i tanti palloni giocati e gli innumerevoli scatti in profondità. La partita personale con Buffon era stravinta, non solo per la tripletta, ma perché Buffon riesciva a opporsi come poteva allo straripante attaccante giallorosso.

Il secondo tempo era pura accademia. Il Lecce abbassava i ritmi, ma continuava a mordere gli avversari, controllando la partita senza infierire.

Così ora i giallorossi andavano alla meritata pausa, pronti a ripartire da Frosinone per la volata verso la A.

 

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