La pressione fiscale reale italiana, calcolata al netto del sommerso, ha raggiunto ormai il 49%, il livello più alto d’Europa.
Nel 2019 era al 48,2%. Il dato è stato fornito dal Consiglio nazionale dei commercialisti nel corso di un’audizione sul Def (Documento di economia e finanza), svoltasi presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato. Una situazione che rende ancora più preoccupante la tenuta dei bilanci familiari e delle imprese, interessati da una significativa perdita di potere d’acquisto e da una contrazione dei margini a causa della decisa ripresa dell’inflazione. Inoltre, la pressione fiscale reale, cioè il sacrificio realmente imposto alla collettività e che opera nell’economia emersa, è di gran lunga più elevato di quello ufficialmente registrato dall’Istat per tutta l’economia.
“Le misure di sostegno economico e finanziario adottate per fronteggiare la crisi pandemica hanno permesso di contenere i fallimenti delle imprese e le procedure di sovraindebitamento che hanno interessato le famiglie e le imprese - commenta il presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Lecce, Fabio Corvino -. Oggi rileviamo un deciso incremento delle sofferenze, che con il venir meno delle misure agevolative delle dilazioni di pagamento dei debiti tributari e contributivi potrebbe dar vita ad una delicata situazione nei prossimi mesi. Confidiamo in una maggiore collaborazione soprattutto da parte dell’Agenzia delle entrate e degli enti previdenziali nell’adozione di decisioni che non compromettano la vita delle imprese e delle famiglie. La procedura fallimentare quasi mai permette, infatti, di ricavare maggiori risorse, soprattutto in un momento delicato come quello che stiamo attraversando. Per il sostegno alla ripresa economica sarebbe fondamentale ridurre la pressione fiscale che grava su famiglie e imprese giunta a livelli ormai insostenibili”.