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Quando torneremo alla vita normale, senza dovere rispettare confinamenti forzati, oltre ad entrare nei negozi per approvvigionarci di generi di secondaria necessità seppure essenziali, perché non attraversiamo il paesaggio del quartiere in cui viviamo in cerca di alberi o di aiuole verdeggianti? Sarebbe attinente allo scopo segnare quelli secolari o monumentali e pure quelli più recenti o quelli che mancano e, in questo caso, immaginiamo come sarebbe la visione d’insieme se ci fossero.

 

 

 

Se una manciata di persone lo facessero e inviassero il risultato all’assessorato al verde del comune di Lecce, intanto verrebbe fuori una “mappa degli alberi” e una mappa dell’assenza di verde pubblico su cui l’Ufficio preposto può studiare e applicare le strategie di forestazione urbana a cui è preposto. Poi, coloro che partecipano all’iniziativa qui suggerita, possono scrivere anche lo stato di salute sia dell’albero sia dell’aiuola così che il ricevente ha una sorta di cartella clinica del verde urbano che, se ha bisogno di una cura o di assistenza, sa a chi somministrare la medicina appropriata e non può dire più: non lo sapevo, non ero a conoscenza.

«Talvolta - scrive T. Fratus nel suo Manuale del perfetto cercatore d’alberi a pag. 11 - gli assessori al verde e/o all’ambiente che, possiamo pur dirlo senza troppa enfasi, spesso, troppo spesso, non sono all’altezza del loro compito. E non si tratta esclusivamente di questioni economiche». Ma con questo monitoraggio non avrebbero più alibi.

Penso che soprattutto le scuole primarie potrebbero dare un prezioso contributo incaricando gli scolari a scrivere quali alberi incontrano lungo la via che conduce a scuola; quali si vedono dalle finestre della propria aula e quelli messi a dimora nel giardino scolastico. Ciò richiede di dedicare all’argomento un’attenzione didattica particolare perché si crei nello scolaro la preparazione utile all’identificazione botanica dell’albero. Non è uno studio e un approfondimento insormontabile. Si tratta, intanto, di dare il giusto valore a una disciplina (le scienze) spesso ritenuta secondaria, da mettere sullo stesso piano dell’italiano, la storia, la matematica. Poi di educare a considerare gli spazi verdi e le presenze arboree come fonti estetiche e terapeutiche così che il giardino di casa o il parco pubblico o la semplice aiuola che si incontra passeggiando in città si comincino a considerarli un’opera d’arte al pari di una statua di Michelangelo o di un dipinto di Picasso e, nel caso di Lecce, di una chiesa barocca, di un portale finemente cesellato nella docile pietra calcarea. Pertanto, quando si incontrano aiuole abbandonate, di segnalarle come fosse un malato da soccorrere.

L’apprendimento deve tendere a creare una conoscenza e una sensibilità tali da fare cogliere al volo la bellezza della presenza vegetale o, al contrario, la penuria di alberi, il loro stato di abbandono e pure quello dell’aiuola.

Cosa serve lo suggerisce Fratus a pag. 26: «Taccuino, matita o penna […] una macchina fotografica per documentare […] prendete appunti, scrivete ciò che i vostri occhi rivelano e ciò che i vostri sensi percepiscono […]. I materiali raccolti potranno essere utili per l’allestimento di blog dedicati, per la realizzazione di pubblicazioni, di articoli per giornali e riviste, per mostre fotografiche e per la realizzazione di brochure utili alla divulgazione e alla valorizzazione di quel territorio/città/comune/località».

Io ho già cominciato scrivendo queste considerazioni. Chi mi segue? Lo percepisco: tantissimi!

 

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